DOSSIER SARS
Documenti:
Dossier sars
SARS: Un altro virus mortale dall’industria
della carne
L'appello di Animals Asia
Legame tra SARS ed animali selvatici la punta
dell'iceberg
In aumento gli appelli urgenti per chiudere i
mercati cinesi di animali selvatici
Da dove viene la SARS?
Approfondimenti:
Articolo:
troppa carne troppa fame
Citazioni famose e poesie
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Sito: Saicosamangi?
Dalla fabbrica alla forchetta
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domande frequenti sull'alimentazione vegana dal punto
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Documento
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Articoli: Dossier SARS
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Articolo: Meno mucche, più grano
Articolo: Viaggio negli allevamenti
intensivi
Articolo: Il morbo della mucca pazza: la
verità
Documento: Dossier influenza aviaria
Legame tra SARS ed animali selvatici la punta
dell'iceberg
Animals Asia Foundation, Hong Kong
La notizie proveniente dall'università
di Hong Kong che la SARS è stata riscontrata in non meno di
tre specie di animali selvatici in Cina non sorprende gli attivisti
dei gruppi animalisti che da quasi vent'anni chiedono la chiusura
dei numerosi e crudeli mercati cinesi che commerciano animali selvatici.
Gli attivisti di Animals Asia hanno documentato che più
di 60 specie animali selvatiche, domestiche ed addirittura specie
in pericolo di estinzione, vengono quotidianamente sottoposte a
stress e sofferenze a causa del trattamento disumano che subiscono
in tutti i tristemente noti 'mercati dell'inferno'.
Il crudele 'stufato di animali' o ‘zuppa di animali’
di mammiferi, rettili, anfibi ed uccelli, che spesso vengono catturati
direttamente nel loro ambiente naturale, crea una condizione ideale
per l’incubazione e lo sviluppo di batteri e virus capaci
di trasmettersi successivamente da una specie all'altra - umani
inclusi.
La maggioranza delle specie selvatiche come civette (masked palm
civet), cani racoon e tassi, ritenuti possibili veicoli dell’epidemia
di SARS scoppiata in Cina, sono abitualmente vittime di violenti
maltrattamenti che causano loro ferite sanguinolente ed infezioni
soprattutto agli arti per via delle trappole mediante le quali vengono
catturati, in queste pietose condizioni vengono poi ammassati a
migliaia stressati, malati, moribondi o già morti nei mercati
per essere venduti come cibo.
Il confinamento di questi animali in gabbie di metallo arrugginite,
in concentrazioni di massa, in combinazione con metodi di macellazione
violenti e barbari, permette al sangue, alle interiora, feci e urine
di contaminare le aree circostanti. Non stupisce che in queste condizioni
virus, prima tenuti sotto controllo dal sistema immunitario degli
animali, si creino e si moltiplichino.
La Dott.ssa Gail Cochrane, Direttrice Veterinaria
di Animals Asia, ha affermato: “Con l’eccezione
del Panda gigante, non è stata pubblicata nessuna ricerca
sulle infezioni batteriche o virali presenti negli animali selvatici
in Cina. Nessuno sa quali virus ci siano là fuori ed il confinamento
di animali (in condizioni sia normali che stressanti), sia selvatici
che allevati in cattività, rischia di creare la reale possibilità
che altri virus sconosciuti o nuovi possano emergere.”
La fondatrice Jill Robinson MBE ha affermato: “Nonostante
ora la Cina sia sotto i riflettori dell’opinione pubblica,
la mancanza di leggi a tutela del benessere animale in molti stati
asiatici e l’aumentare di innaturali concentrazioni di un’ampia
gamma di specie ha condotto alla mutazione di alcune malattie, il
che costituisce una reale minaccia a livello mondiale. Le soluzioni
che richiedono “l’allevamento in cattività e
la macellazione umanitaria” di queste specie sono
completamente irrealistiche e non tengono conto del fatto che la
crudeltà, insieme al crogiuolo di malattie, sarebbe semplicemente
incontrollabile e nascosta.
L’unica soluzione è che la Cina assuma la leadership
per fare terminare le uccisioni, le malattie e le terribili sofferenze
degli animali, chiudendo i mercati e ponendo fine al loro commercio
e consumo una volta per tutte.”
Traduzione dall'inglese a cura di OLS
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