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MENO MUCCHE, PIU' GRANO
Approfondimenti:
Articolo:
troppa carne troppa fame
Citazioni famose e poesie
Articolo: E' giusto ignorare? (intervista)
Sito: Saicosamangi?
Dalla fabbrica alla forchetta
Articolo: cancro, la carne sul banco degli imputati
Sito:
domande frequenti sull'alimentazione vegana dal punto
di vista medico e salutistico
Documento
pdf: I vantaggi dell'alimentazione veg (punto di vista salutistico
e medico)
Articoli: Dossier SARS
Documento
pdf: La realtà degli allevamenti intensivi (descrizione particolareggiata)
Articolo: Meno mucche, più grano
Articolo: Viaggio negli allevamenti
intensivi
Articolo: Il morbo della mucca pazza: la
verità
Documento: Dossier influenza aviaria
F.A.Q: DOMANDE FREQUENTI SUL
VEGANISMO
La scelta vegetariana si fa prospettiva politica: ridurre
il consumo mondiale della carne sembra un passaggio irrinunciabile
per ridurre la fame nel mondo. Meno mucche, più grano per gli
uomini...
Meno carne, meno fame nel mondo. Meno allevamenti industriali più
cibo per tutti. Questo il messaggio passato nel documento finale del
"Piano di azione sulla sovranità alimentare" , il
"contro-vertice" FAO delle Organizzazioni Non Governative,
tenutosi a Roma lo scorso giugno.
La proposta vegetariana sorprendentemente guadagna terreno e consensi.
Al summit mondiale sulla fame nel mondo la presenza pressante di un
nutrito di associazioni vegetariane e animaliste ha sorpreso molti.
“Un’altra alimentazione è possibile” recitava
il nome della campagna, sottoscritta da nomi del calibro di Margherita
Hack, Gianni Vattimo, don Luigi Ciotti e Roberto Vecchioni.
“La scelta vegetariana non si è mai disgiunta negli ultimi
10 anni da questioni politiche e sociali- ci spiega Rossana Vallino,
ideatrice della campagna- La nostra azione non è né
settaria né fuori dal mondo ma riguarda anche il problema della
gestione delle risorse sulla terra. E’ per questo che ha avuto
successo”.
Queste le richieste esplicite presentate alla Fao: diminuzione dei
capi di allevamento, più colture per il consumo umano, lotta
alle monocolture e più cautela sul transgenico.
Sul banco degli imputati lo sfruttamento indiscriminato delle risorse.
Secondo le Associazioni promotrici della campagna, tra cui Animalisti
Italiani, Lav e Lida, un allevamento intensivo infatti consuma 70
volte più acqua delle coltivazioni e ben l’80% di cereali
e soia, prodotti globalmente, sono destinati alla nutrizione del bestiame.
Troppe mucche insomma, che sottraggono terreno alle colture. L’eccessivo
consumo di carne è poi responsabile di molte patologie da paesi
ricchi: infarto del miocardio, cancro e diabete.
Anche nei Paesi in via di sviluppo intanto crescono i terreni adibiti
all’industria degli allevamenti. “Stiamo importando moltissimo
pollame dai paesi del Sud del Mondo, con poche garanzie sulla sicurezza
alimentare -conferma Rossana Vallino- Su questo terreno in una recente
manifestazione tenuta a Forlì abbiamo incontrato anche il favore
degli allevatori italiani, che chiedono il riconoscimento a una produzione
più locale di qualità”.
Nel Sud del Mondo, secondo la Fao sono quasi 9 milioni le vittime
dirette della fame, ma la malnutrizione cronica accompagna la vita
quotidiana di quasi un miliardo di persone. A puntare il dito contro
“cultura della bistecca” si è schierato anche Jeremy
Rifkin, scrittore tra i più conosciuti sulle tematiche della
globalizzazione. “Un quarto delle terre emerse sono usate per
nutrire bovini e altro bestiame” leggiamo su “Ecocidio”
l’ultimo libro dell’economista americano, da giugno uscito
anche in edizione economica.
Il coordinamento italiano intanto procede e continua a raccogliere
firme e consensi, le Associazioni sono confluite nella Global Hunger
Alliance, coalizione internazionale di organizzazioni e studiosi impegnati
contro la fame nel mondo. Il prossimo appuntamento per far valere
le ragioni del grano è il Global Forum di Firenze, ma il coordinamento
sta già prendendo contatti per il Forum a Porto Alegre dell’anno
prossimo. 14 luglio 2003
Gabriele Bindi (http://www.traterraecielo.it)
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