Intervista sull’attività quotidiana nei mattatoi a Karen
von Holleben, veterinaria ed esperta di anestesia per gli
animali da macello che opera presso l’Istituto di consulenza
e formazione per l’allevamento e la macellazione compatibili
a Schwarzenbek, nella regione tedesca dello Schleswig-Holstein.
Dottoressa von Holleben, come si effettua la macellazione
dei bovini nell’Europa occidentale?
Dapprima l’animale è condotto nel box di abbattimento.
Bisognerebbe condurvelo con calma e senza fretta. Poi
si porta la testa in una posizione comoda per l’animale
e a questo punto si posiziona la pistola a bolzone sulla
fronte. Dopo il colpo l’animale stordito cade, si ripiega
su se stesso e viene “espulso” dal box. Quindi lo si appende
con una corda fissata a una gamba e lo si abbatte con
un’incisione al torace che recide i grandi vasi sanguigni
che alimentano la testa. Poi l’animale è lasciato dissanguare.
Fra il colpo di bolzone e la ferita al torace non devono
passare più di 60 secondi.
Fino alla fine del 2000 dopo il colpo con il bolzone
si è utilizzato un dispositivo che si faceva penetrare
nella testa attraverso il foro prodotto dal bolzone. Come
mai nell’era della “mucca pazza” vi si è rinunciato?
L’apparecchio distruggeva i fasci nervosi nel midollo
e provocava la morte cerebrale anche quando il cuore aveva
ancora qualche battito. In questo modo si può diffondere
nel corpo dell’animale del materiale a rischio proveniente
dal cervello. Quindi lo strumento è stato bandito per
evitare qualsiasi pericolo.
Ma il colpo di bolzone è sufficiente per narcotizzare
l’animale in modo affidabile?
Se la pistola a bolzone è usata correttamente, è sufficiente.
Per questo la testa dell’animale deve essere orientata
nella posizione giusta. C’è un punto grande come una moneta
da cinque marchi, all’incrocio fra l’occhio e la base
del corno controlaterale, che è quello da colpire con
esattezza. Se si mira con precisione, se si utilizzano
le munizioni giuste e se l’apparecchio è sottoposto a
regolare manutenzione, l’animale dopo il colpo rimane
insensibile e privo di percezione fino a quando viene
trafitto con il coltello.
Bisogna controllare meglio i mattatoi per garantire
la necessaria attenzione quando si abbattono gli animali?
Finora spesso gli errori di tiro non si sono notati perché
si usava ancora il dispositivo che distruggeva il midollo.
Adesso veramente i veterinari dovrebbero compiere controlli
più rigidi per correggere eventuali errori nell’uso della
pistola a bolzone. Purtroppo la fase operativa della narcotizzazione
non è sempre controllata con la dovuta accuratezza e spesso
manca una competenza specifica. I controlli supplementari
esterni da parte di enti di livello superiore, che vengono
da fuori, si fanno soltanto una volta al mese o addirittura
ogni tre mesi.
Lei avrà visto certamente alla televisione le orribili
scene sulle trasandatezze nei mattatoi. Certi animali
che erano stati storditi male penzolavano da una corda
urlando, scalpitando e guardandosi intorno in preda al
panico fino a quando poi erano trafitti ancora pienamente
coscienti. Una scena insostenibile. Sono eccezioni o rientrano
nella routine quotidiana del mattatoio?
Quelle sono state scene veramente intollerabili. Gli abbattimenti
così contrari alle regole della protezione degli animali
sono certamente casi isolati. Agli animali storditi male
bisogna sparare subito una seconda volta. Se gli errori
nella narcotizzazione non sono rilevati è perché il personale
non è competente. Non si può minimizzare. Tutti gli animali
devono essere storditi in modo competente e conforme alle
norme della protezione degli animali. Fortunatamente durante
le nostre visite regolari nei macelli vediamo raramente
errori simili e, quando succede, si spara subito di nuovo.
La lega tedesca per la protezione degli animali ha
chiesto che sia sospesa tutta la macellazione fino a quando
non si sia sviluppato un procedimento di abbattimento
adeguato.
In effetti abbiamo bisogno di una narcotizzazione e di
un abbattimento rispettosi delle istanze della protezione
animale per tutte le bestie da abbattere. Al cento per
cento. Per riuscirci bisogna impegnarsi nell’addestramento
del personale. È necessario migliorare il know-how e l’accuratezza
e fare attenzione alla manutenzione degli apparecchi.
E il personale bisogna tenerlo sempre sotto controllo.
Che importanza ha un corretto processo di abbattimento
ai fini della qualità delle carni?
La connessione è evidente. Con una cattiva macellazione
si violano le regole della protezione degli animali, ma
si danneggia anche la qualità delle carni.
I suini sono più sensibili dei bovini?
Il metodo di macellazione è diverso, i suini si narcotizzano
con la corrente elettrica oppure con l’anidride carbonica.
Non si spara. Con lo sparo del bolzone il cervello viene
colpito e distrutto meccanicamente. Con il gas il maiale
cade in uno stato di narcosi profonda. L’elettricità provoca
un attacco epilettico. Il gas e la corrente elettrica
provocano uno spasmo nell’animale e i muscoli si contraggono.
Con l’elettronarcosi i crampi possono essere così violenti
da provocare addirittura delle fratture ossee. I suini
non sentono nulla, ma la carne intorno alle ossa fratturate
non è più utilizzabile. Anche qui abbiamo bisogno di competenza
e attenzione.
Durante la crisi della mucca pazza si è potuto guardare
più spesso dietro le quinte dei mattatoi. Improvvisamente
i consumatori hanno visto in faccia la realtà, sono diventati
testimoni della macellazione. Tutt’a un tratto si sono
resi conto che la carne non “cresce” nei supermercati,
nelle vaschette di polistirolo, ma proviene da animali
vivi che bisogna uccidere.
Il mattatoio nella nostra società è una zona tabù. Sarebbe
molto meglio che i consumatori sapessero che noi ogni
giorno dobbiamo uccidere molti animali per disporre di
carni a sufficienza, per soddisfare l’enorme richiesta.
Per la maggior parte dei consumatori le scene nel mattatoio
sono terrificanti anche se gli animali sono narcotizzati
e abbattuti correttamente.
Pensa che si debba trasformare il mattatoio isolato
in un luogo pubblico?
Sarebbe bene che i consumatori fossero al corrente di
quanto avviene nei mattatoi e di quando si possono fidare
del personale che esegue la narcotizzazione e di chi controlla.
Ci sono alcuni progetti pilota per un mattatoio di vetro.
Qualche azienda organizza visite guidate. Possono andarci
anche le scolaresche. Ma molte persone non ne tollerano
la vista. Nello stesso tempo vogliono avere la certezza
che gli animali siano macellati senza sofferenze inutili.
È una grossa contraddizione.
L’ex-macellatore Karl Ludwig Schweissfurth, che ora
si è convertito all’allevamento biologico, durante una
tavola rotonda ha detto che in passato per lui abbattere
un animale era stato una sorta di orgasmo, intendendo
una grande spinta emotiva e un’enorme eccitazione. Come
fa il lavoratore comune di un mattatoio, che ogni giorno
deve uccidere centinaia di animali?
Non credo che tutti coloro che macellano animali, e in
particolare quelli che li narcotizzano, siano individui
abbrutiti. Penso che lo considerino un lavoro artigianale
che, insieme alla lavorazione delle carni, è qualcosa
di produttivo. Macellare non significa soltanto spegnere
una vita. È anche un contributo importante per la nostra
alimentazione.
L’addetto alla narcotizzazione si alterna con altre
persone o lavora dalla mattina alla sera nel box di macellazione?
Noi raccomandiamo che svolga anche altre mansioni. E nella
maggior parte dei mattatoi effettivamente è così. Naturalmente
per la narcotizzazione ci vuole personale esperto. Non
tutti sono adatti. Ma in tutti i complessi grandi per
questo compito dovrebbero avvicendarsi diverse persone.
In Inghilterra ancora fino all’inizio dell’Ottocento
ai macellatori si proibiva di sedere in tribunale come
giurati e di esercitare altre cariche onorifiche. Si riteneva
che non potessero avere doti di empatia. Oggi, che percezione
hanno di se stessi i macellatori? Soffrono di una cattiva
immagine?
Questo varia molto a seconda delle specie animali. Se
qualcuno sa mirare bene ai bovini può anche essere orgoglioso
di sé. Con i suini e il pollame c’è meno considerazione
per questo lavoro. Capita anche che qualcuno si rifiuti
di farlo. In discoteca certo nessuno racconta che il suo
lavoro consiste nel narcotizzare i maiali. Nella Germania
orientale invece la considerazione per i macellatori è
maggiore. La si considera una professione rispettabile.
Nella Germania occidentale, dove spesso nei mattatoi ingaggiano
mano d’opera straniera a basso costo, questo lavoro non
ha un’immagine molto buona. Ora, con l’introduzione di
esami, stabilita dal decreto sulla macellazione conforme
alla normativa sulla protezione degli animali, si cerca
di dare a questa attività maggiore autorità e riconoscimento.
Ma i macellatori sono almeno pagati adeguatamente?
Ci sono aziende che pagano molto bene soprattutto gli
addetti alla narcotizzazione perché sanno quanto la qualità
delle carni dipenda da un lavoro corretto. Altre aziende
pagano male e quindi hanno una forte rotazione di personale
e impiegano prevalentemente mano d’opera straniera.
Come si potrebbe immaginare un mattatoio ideale? Un
posto in cui gli animali siano tranquillizzati con una
musica lieve, luci attenuate e la doccia che scorre? E
gli animali stanno sdraiati su letti di paglia per una
giornata intera per concludere poi la loro esistenza senza
paura e nel modo più pacato possibile? O Le sembra soltanto
una fantasia infantile?
Esistono già diversi premi della protezione animali per
i mattatoi con condizioni esemplari. L’essenziale è che
i gruppi di animali da abbattere non siano mescolati con
altri animali e che nelle sale d’attesa non ci sia stress.
Il mattatoio dovrebbe avere un’atmosfera quieta ed essere
dotato di un adeguato isolamento acustico delle pareti.
I maiali dovrebbero avere le docce per rinfrescarsi. Questo
va un po’ nella direzione indicata da lei. Contemporaneamente
però c’è il problema di mantenere un certo ritmo nella
macellazione. Spesso il personale è pagato in base al
numero di animali abbattuti in un’ora. I macelli subiscono
un’enorme pressione finanziaria da parte del commercio
alimentare. Più è elevata la velocità di abbattimento
e più è difficile avere queste attenzioni. Nel mattatoio
ideale il lavoro a cottimo andrebbe abolito. Molti macelli
poi hanno settori in cui si lavora con cura e altri che
sono meno validi. Il nostro lavoro, come consulenti, è
quello di adeguare le varie tessere del mosaico e di migliorare
la situazione complessiva.
In linea generale la qualità delle carni dipende per
un terzo dal corredo genetico dell’animale, per un terzo
dall’allevamento e per un terzo dalla macellazione. È
giustificato attribuire tanta importanza alla macellazione?
È incontestabile che una cattiva macellazione, con tempi
di trasporto lunghi, con molto stress per gli animali
in attesa, una narcosi non corretta e una refrigerazione
non buona può rovinare anche le carni migliori. Anche
se prima gli animali sono stati allevati nelle migliori
condizioni possibili. Come siano le percentuali non glielo
so dire.
Quindi alla macellazione bisognerebbe dedicare più
attenzione e più cura. E finora anche gli allevamenti
biologici non se ne sono occupati molto.
È vero. Però ora gli allevamenti biologici hanno sviluppato
una maggiore sensibilità. Il problema spesso è quello
di trovare nella propria zona un mattatoio veramente serio
e affidabile. Molti intanto hanno imparato. La “macellazione
compatibile” è diventata un concetto importante.
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Come approfondimento all'intervista vi proponiamo una
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