IL MORBO DELLA MUCCA PAZZA CONTINUA A DIFFONDERSI
Approfondimenti:
Articolo:
troppa carne troppa fame
Citazioni famose e poesie
Articolo: E' giusto ignorare? (intervista)
Sito: Saicosamangi?
Dalla fabbrica alla forchetta
Articolo: cancro, la carne sul banco degli imputati
Sito:
domande frequenti sull'alimentazione vegana dal punto
di vista medico e salutistico
Documento
pdf: I vantaggi dell'alimentazione veg (punto di vista salutistico
e medico)
Articoli: Dossier SARS
Documento
pdf: La realtà degli allevamenti intensivi (descrizione particolareggiata)
Articolo: Meno mucche, più grano
Articolo: Viaggio negli allevamenti
intensivi
Articolo: Il morbo della mucca pazza: la
verità
Documento: Dossier influenza aviaria
F.A.Q: DOMANDE FREQUENTI SUL
VEGANISMO
APPROFONDIMENTI:
http://www.tmcrew.org/eco/mucca_pazza.htm
Tratto da articolo di Gabe Kircheimer dal libro "Tutto
Quello Che Sai è Falso" Manuale dei segreti e delle
bugie
A cura di Russ Kick - pagg. 424 - 23 euro - Nuovi Mondi Media
Il patogeno perfetto è tra noi. Milioni di persone potrebbero
venirne infettate e il pianeta Terra non sarà mai più
lo stesso. La diffusione del morbo della mucca pazza tra il bestiame
– e la corrispondente epidemia della variante umana, la malattia
di Creutzfeldt-Jakob (MCJ) – ha messo in grande allerta diversi
paesi. Il Ministero dell’Agricoltura degli USA (USDA) ha continuato
stoicamente a negare l’esistenza della mucca pazza in America:
a dispetto delle affermazioni di prestigiosi ricercatori, sia privati
che legati a istituzioni governative, di svariati importanti studi
e perfino delle statistiche. Il Ministero stesso ha ammesso che “il
rischio potenziale della diffusione dell’agente della BSE è
di gran lunga maggiore negli Stati Uniti” che in Inghilterra.
Con 100 milioni di capi di bestiame, l’America potrebbe presto
rivelarsi il più grande rifugio al mondo del morbo della mucca
pazza.
IL MORBO DELLA MUCCA PAZZA CONTINUA A DIFFONDERSI
di GABE KIRCHHEIMER
Come effetto degli attacchi terroristici agli USA, l’eventualità
di una minaccia alla salute pubblica di natura endogena ha ricevuto
una sempre minore considerazione. Se la scoperta di spore di antrace
spedite in tutto il paese aveva risvegliato in America la consapevolezza
del bioterrorismo, una segreta minaccia di natura biologica, incurabile
e fatale, sembra estendersi praticamente senza freno proprio sotto
il suo naso. Più difficile a individuarsi e di gran lunga
più subdolo dell’antrace, il patogeno perfetto non
è stato progettato o diffuso da un gruppo terrorista e non
è fuoriuscito da un laboratorio militare ultrasegreto. Esso
non è un virus, un batterio e non contiene DNA; non è
nemmeno vivo.
Il patogeno perfetto, che ha causato la malattia della mucca pazza
nel bestiame e quella di Creutzfeldt-Jakob negli esseri umani –
è una molecola proteica malformata conosciuta come prione
infettivo e che agisce secondo un meccanismo mai visto prima. Fino
a poco tempo fa, molti fra i più autorevoli biologi faticavano
a riconoscerne lo spaventoso potenziale distruttivo.
Il patogeno è certamente diffuso tra gli allevamenti di circa
metà dei paesi del mondo, sebbene solo una parte di essi
lo abbia ammesso (tra cui Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Germania,
Italia e Giappone). Negando in maniera disperata la presenza della
mucca pazza sul proprio territorio, gli Stati Uniti continuano ad
approfittarsi dell’onestà dei loro partner commerciali
colpiti dal morbo. Questo comportamento sta silenziosamente annientando
la salute della nazione; gli affari, però, vanno a gonfie
vele.
“Non conosci la MJD? Benvenuto all’inferno sulla
Terra. Vieni a fare due passi con me, così ti potrò
parlare della malattia più orribile che l’umanità
conosca.” – Dolly Campbell, moglie di una vittima
del morbo di Creutzfeldt-Jakob
QUESTO PAZZO, PAZZO, PAZZO MONDO
A volte i disastri hanno la capacità di influire sui paesi.
Il morbo della mucca pazza, o encefalopatia spongiforme bovina,
fa parte di questa categoria. La malattia fece la sua prima comparsa
sulle pagine dei giornali di tutto il mondo nel marzo 1996, quando
le autorità britanniche e l’Organizzazione Mondiale
della Sanità furono costrette ad ammettere che i 10 casi
mortali di MCJ, un malattia degenerativa del cervello apparentemente
rara, erano “probabilmente” associati in modo diretto
al consumo di carne contaminata.
L’incremento di encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE)
– di cui fanno parte BSE e MCJ – tra gli animali da
reddito e gli esseri umani è ormai stato riconosciuto come
un male diffuso in tutto il mondo. Test condotti in Europa, dove
nella maggioranza dei paesi, fino allo scoppio della crisi, era
abitudine alimentare le mucche riciclando le carcasse di bestiame,
hanno portato allo scoperta di molti casi di BSE, oltre ai 177.000
confermati in Gran Bretagna, che ha, conseguentemente, disposto
l’incenerimento di milioni di capi. Il consumo di manzo inglese
è precipitato, con perdite economiche che hanno raggiunto
livelli catastrofici.
Il vettore del morbo, mangime contaminato da resti macinati di mucche
portatrici di prioni infetti, è stato trasportato in tutto
il mondo; la sola Asia ne ha ricevuto milioni di tonnellate. Nel
settembre 2001, il Giappone ha annunciato la presenza del morbo
della mucca pazza sul suo territorio; il mercato domestico giapponese
di manzo è andato in rovina quasi nel giro di un istante
e il mondo ha risposto disponendo un’altra serie di blocchi
dell’import.
Nessuno sa quante persone abbiano contratto la nuova variante
del morbo di Creutzfeldt-Jakob (nvMCJ) attraverso il consumo di
manzo contaminato o dei suoi derivati. Non solo la carne, ma anche
molti cibi lavorati, medicine, vaccini, strumenti chirurgici, supplementi
alimentari, anche cosmetici possono veicolare questa piaga, diffusa
soprattutto a causa del cannibalismo imposto a milioni di bovini.
In Gran Bretagna, ma non solo, la trasmissione verticale da madre
a figlio della nvMCJ fa presagire generazioni di vittime. Non esiste
alcuna possibilità di cura o trattamento; di recente sono
stati sviluppati test sperimentali su soggetti viventi, ma non è
stata data alcuna indicazione certa sul quando essi saranno materialmente
disponibili.
UNA PROTEINA INTELLIGENTE E INDISTRUTTIBILE
Nel caso dei prioni infetti la realtà supera la fantascienza
in bizzarria. I prioni, che sono praticamente indistruttibili, costituiscono
una classe di patogeni completamente nuova. Non essendo un organismo
vivente, la versione anomala della proteina conosciuta come prione
è in grado di tollerare condizioni che ucciderebbero ogni
altro patogeno conosciuto, presentandosi per questo come una minaccia
biologica mai vista prima sulla Terra. Dotate di eccezionali capacità
quali quella di sopravvivere a temperature superiori a 593°C,
di superare la barriera tra le specie, eludere il sistema immunitario
e replicarsi nelle vittime il cui stesso corpo rimane infetto, queste
terribili proteine stanno seminando la rovina tra animali ed esseri
umani. Quando perfino l’HIV viene neutralizzato con acqua
bollente, i normali processi di sterilizzazione risultano invece
inefficaci con questa molecola modificata, che distrugge il tessuto
cerebrale riempiendolo di vacuoli spugnosi.
Lo scienziato Stanley Prusiner, di San Francisco, è lo scopritore
dei “prioni – un nuovo principio biologico di infezione”;
per questa scoperta ha vinto nel 1997 il premio Nobel per la Fisiologia
e la Medicina, nonostante lo scetticismo manifestato da altri studiosi
all’idea di un agente infettivo privo di materiale genetico.
I prioni anomali, che si suppone si replichino alla maniera dei
cristalli, deformano i prioni vicini tramite contatto, costringendoli
ad “avvolgersi” in maniera impropria e a mutare a loro
volta i propri vicini in un effetto domino dagli esiti devastanti:
l’ospite sviluppa dei vacuoli nel cervello, perde la funzione
del sistema nervoso e muore. A differenza dei prioni normali, i
mutanti non si scindono durante la digestione della carne. Il sistema
immunitario non riceve alcuno stimolo ad attaccare l’invasore,
dato che i prioni modificati e quelli normali sono quasi identici
dal punto di vista chimico.
Le implicazioni a lungo termine per il pianeta e suoi abitanti umani
e animali sono angoscianti. L’elenco dei veicoli di questo
oscuro omicida sembra una comune lista della spesa. Neanche i vegetariani
si possono dire al sicuro: lo zucchero bianco è trattato
con le ossa di mucca e le patatine fritte del McDonald’s,
nonostante la pubblicità affermi siano cotte in “puro
olio vegetale”, sono insaporite, come molti alti prodotti
con “aromi naturali”, con grasso di manzo.
CERVI IMPAZZITI E PERSONE SCONFORTATE
Nel sudovest degli Stati Uniti sta imperversando un’altra
forma di TSE: la CWD, la malattia cronica devastante che colpisce
cervi, alci e altri ungulati e che ha fatto registrare una percentuale
variabile tra il 5 e il 15% di alci infette nelle zone del Colorado
e del Wyoming. Il caso di Doug McEwan, un cacciatore di 30 anni
morto di MCJ nello Utah il 28 marzo 1999, è esemplare della
tragicità di questa malattia. A McEwan, abituale consumatore
di carne di cervo, venne diagnosticata la classica forma sporadica
di MCJ sebbene, come molte altre vittime inglesi, la sua giovane
età sembrava far sospettare di un altro ceppo più
virulento, dato che solo nell’1% dei casi la MCJ classica
si manifesta in pazienti così giovani. La situazione di McEwan
è stata narrata in modo molto esplicito da Mark Kennedy sulle
pagine del Ottawa Citizen il giorno prima del decesso:
Tracy McEwan si accosta al morente… Quando lui emette qualche
gemito fioco, gli accarezza il braccio e gli bacia la fronte: “va
tutto bene, Dough, va tutto bene”.
Tracie ha sposato Dough esattamente 4 anni fa. Ha festeggiato l’anniversario
versando in una tazza del sidro frizzante, preparando un toast,
e imboccando teneramente Dough…
È cominciato tutto lentamente. All’inizio c’è
stata la perdita della memoria e l’incapacità di fare
calcoli elementari, quindi leggeri tremori. Poi gli attacchi sono
diventati violenti così come gli inspiegabili scoppi emotivi:
risate isteriche seguite da pianti incontrollati. Alla fine di gennaio,
non riusciva più a formulare frasi di senso compiuto…
“è la cosa peggiore che abbia mai visto”
dice [Tracie McEwan], “non l’augurerei nemmeno al
mio peggiore nemico”
Inspiegabilmente le autorità non hanno bloccato il plasma
ematico donato da McEwan, che è stato distribuito durante
la sua malattia e dopo la morte. Per quasi due anni McEwan ha donato
il plasma, elaborato dalla Bayer in prodotti frazionati del sangue
a Clayton, nel North Carolina, e quindi trasportato in 46 paesi
di tutto il mondo. “Il pensiero di cosa questo possa implicare
fa accapponare la pelle”: con queste parole il prof. Tom Pringle
commenta la decisione di svincolare il sangue contaminato dalla
MCJ, “è come innescare una bomba a orologeria in milioni
e milioni di persone, che allarga sempre di più il proprio
raggio quando queste persone donano a loro volta il sangue”.
Pringle, biologo molecolare, è il fondatore del ricchissimo
sito Web ufficiale sulla mucca pazza — www.mad-cow.org
— e i suoi commenti sono usciti sul New York Times in articoli
dedicati alla questione della BSE. Le dichiarazioni di Pringle sulla
malattia che ha colpito i cervi e che è quasi certamente
la causa della morte di McEwan sono inequivocabili: “penso
sia scrapie. Molti casi rimandano alla Foothills Research Station,
a Fort Collins, nel Colorado, un laboratorio sperimentale che è
stato contaminato”; questa posizione è condivisa
da molti altri ricercatori della MCJ. Gli animali selvaggi possono
contrarre la malattia sottraendo il cibo, infetto, destinato al
bestiame.
STATO DI EMERGENZA
Sebbene l’esistenza del morbo della mucca pazza sia negata
con fermezza dalle autorità americane, la diffusione di TSE
in altri allevamenti è stata il motivo alla base di due recenti
dichiarazioni di emergenza da parte dell’USDA.
In data 1 febbraio 2000 il futuro Ministro dell’Agricoltura
Dan Glickman ha proclamato una “Dichiarazione d’emergenza
per scrapie negli Stati Uniti”, in seguito alla manifestazione
evidente di un’epidemia in corso:
La scrapie, una malattia degenerativa dall’esito fatale
che colpisce il sistema nervoso centrale di pecore e capre, è
stata individuata negli Stati Uniti. La scrapie è una malattia
complicata perché è caratterizzata da un periodo di
incubazione che è in molti casi estremamente lungo durante
il quale non si manifesta alcun sintomo della malattia. Attualmente,
i paesi non colpiti possiedono un enorme vantaggio competitivo sulla
produzione ovina degli USA, che non sono in grado di certificare
se le greggi originino o meno da un paese o da una regione non contaminata.
Poiché i produttori statunitensi non sono in grado di presentare
questo tipo di certificazione richiesta dai paesi importatori, essi
vengono estromessi dal mercato internazionale; questa situazione
sta producendo un enorme danno economico all’industria ovina
statunitense… Conseguentemente… dichiaro lo stato d’emergenza
per l’industria ovina e caprina nazionale e autorizzo il trasferimento
e l’utilizzo dei fondi necessari dagli stanziamenti o di altri
fondi riservati al Ministero dell’Agricoltura per la gestione
di un programma che acceleri il processo di sradicamento della scrapie
dagli Stati Uniti.
A questa ammissione ha fatto seguito la “Dichiarazione di
emergenza per CWD” emessa dal Ministro dell’Agricoltura
Ann Veneman, in data 21 settembre 2001:
La malattia cronica devastante (CWD), che colpisce il cervo e l’alce,
fa parte di un gruppo di malattie conosciute come encefalopatie
spongiformi trasmissibili (TSE), un gruppo che comprende anche la
scrapie e l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE). Si tratta
di una malattia valutata come rara; ciò nonostante la sua
incidenza sta aumentando sia tra i cervidi selvaggi che addomesticati.
Questa malattia, che colpisce principalmente soggetti adulti, è
progressiva e invariabilmente fatale. L’origine e le modalità
di trasmissione della CWD non sono note. La malattia ha suscitato
grande preoccupazione per via del suo decorso mortale, la mancanza
di sistemi di prevenzione e di cura, l’impatto sull’industria
dei cervidi addomesticati, e la sua potenziale trasmissibilità
ai bovini o ad altri animali da allevamento e agli esseri umani.
La scrapie, il morbo delle pecore analogo a quello della mucca pazza
e da cui si sospetta discenda la BSE comparsa tra il bestiame inglese,
si è diffusa senza arresto in 45 stati.
Il 25 ottobre 2001, la Reuters ha dichiarato che: “le
aziende che producono aminoacidi per l’industria farmaceutica
e i vaccini sono sollecitate a non usare fonti bovine e ovine di
animali allevati nei paesi colpiti dalla sindrome della mucca pazza,
ha dichiarato giovedì una commissione di consulenti statunitensi…
Gli attuali processi di produzione non possono garantire che i prioni,
il materiale infettivo ritenuto responsabile della malattia della
mucca pazza, non si trasmettano dagli aminoacidi ai prodotti finali”.
Un articolo della Reuters pubblicato il giorno seguente, dal titolo
“FDA sollecitata a valutare l’introduzione del bando
di prodotti a base di cervello di mucca” afferma:
La US Food and Drug Administration (FDA), potrebbe a breve valutare
l’eventualità di mettere al bando tutti i prodotti
contenenti tessuto cerebrale e spinale bovino, sia prodotto all’estero
che negli Stati Uniti.
Venerdì i consulenti dell’FDA hanno deciso con 18 voti
a favore e 1 contrario di sollecitare l’organismo federale
affinché inizi a valutare la necessità e la possibilità
di approvare delle normative che vietino o limitino l’uso
di prodotti contenenti tali tessuti, per via del rischio teorico
del contagio della malattia della “mucca pazza”.
Tra i prodotti si segnalano i dadi da brodo, la pelle dei salumi,
ma anche i cosmetici, i medicinali, la strumentazione medica e gli
integratori alimentari…
Ma se anche la FDA dovesse attenersi ai suggerimenti della sua commissione,
difficilmente si avrebbero conseguenze immediate. Il processo legislativo
della FDA potrebbe impiegare mesi o anni per completarsi, periodo
che vedrebbe impegnata l’agenzia nella valutazione dei dati
disponibili e degli studi a seguire.
IL WALL STREET JOURNAL FA IL SUO INGRESSO
Con il governo che continua a emanare decreti d’emergenza
per pecore, capre, cervi e alci come risposta all’esplosione
di casi di TSE tra animali domestici e selvatici – e con la
FDA che valuta di emanare un bando di prodotti, tra cui quelli contenenti
tessuti del sistema nervoso dei bovini domestici, è inevitabile
che le mucche pazze sollevino le loro spastiche teste, nonostante
gli sforzi profusi dall’industria nel tentativo disperato
di nascondere la verità.
Il 29 agosto 2001 addirittura il Wall Street Journal ha pubblicato
un editoriale, Moo Over, mad cow cometh, di Holman W. Jenkins
Jr., in cui si constatava quanto fosse inutile ostinarsi
a posporre l’inevitabile:
“Non un solo caso di mucca pazza”: così
recitava l’orgoglioso motto dell’industria bovina statunitense
da quando la malattia è stata scoperta in Inghilterra 15
anni fa. Il non avere trovato un solo caso è stato però
piuttosto il risultato del non avere cercato troppo a fondo…
Chi cerca spesso trova: se la mucca pazza è diffusa nella
misura annunciata dagli esperti, la conoscenza di questo getterebbe
nel panico i consumatori e produrrebbe un disastro economico. L’industria
statunitense del bestiame si è persuasa molto tempo fa del
fatto che un solo caso avrebbe implicato una perdita di 3,6 miliardi
di dollari negli utili annuali derivati dall’esportazione,
per non parlare del fastidioso contraccolpo interno dovuto al fatto
che i consumatori si sarebbero indirizzati verso le bistecche di
pollo, maiale e – orrore degli orrori – di soia…
Per 10 anni Washington e la lobby del bestiame hanno fatto gli scongiuri
sperando che la mucca pazza non comparisse negli USA, pur sapendo
che un giorno o l’altro sarebbe successo. Sebbene 36
milioni di capi vengano macellati ogni anno, il Ministero
dell’Agricoltura ha esaminato dal 1990 solo 12.000 cervelli.
Sarebbe ora di dare veramente la caccia al nostro primo caso, per
poterlo, perlomeno, affrontare.
MCJ E NVMCJ
MCJ e BSE sono entrambe forme di TSE, e sono sempre mortali. Ma
non tutti i casi sono la conseguenza di un contagio con materiale
contaminato. Esistono forme di TSE che insorgono naturalmente, o
“sporadiche”, e che colpiscono esseri umani, bovini
e molti altri animali con una frequenza di un caso su un milione
di individui. La MCJ sporadica, le cui vittime sono principalmente
gli anziani, può avere un’incubazione di decenni prima
di causare la perdita di coordinazione, un deterioramento mentale
dalle proporzioni terribili e infine la morte.
Le 100 vittime inglesi della nvMCJ – che ha un periodo di
incubazione più breve della MCJ – avevano generalmente
un’età compresa fra i 13 e i 40 anni. “I
funzionari della salute pubblica hanno affermato di avere oramai
il controllo del morbo, ma che milioni di persone potrebbero esserne
infette a loro stessa insaputa” ha avvertito una cover
story di Newsweek il 12 marzo 2001. “I sistemi di allevamento
del XX secolo garantiscono il fatto che milioni di capi di bestiame
faranno seguito a quei pochi animali che hanno inizialmente contratto
la malattia. Per 11 anni… gli esportatori inglesi hanno trasportato
i resti delle mucche contagiate da BSE in più di 80 paesi
del mondo”. I rischi sono estremamente elevati. Un animale
infetto, i cui resti sono riciclati, polverizzati e mischiati al
mangime, può contagiare migliaia di altri animali, più
le migliaia di persone che se li mangeranno.
Tutte le vittime inglesi della nvMCJ presentavano un genotipo condiviso
dal 38% della popolazione britannica e da tutti i bovini. Jun Tateishi,
professore emerito alla Kyushu University in Giappone e un’autorità
nel campo dello studio dei prioni, spiega: “in sostanza vi
sono delle differenze tra i geni umani e animali. Gli umani possiedono
tre tipi di strutture genetiche (accoppiate): metionina, valina
e un tipo combinato. La mucca, invece, possiede solo la metionina”
che apparentemente è la causa dell’effettiva trasmissione
dei prioni di BSE agli umani che possiedono lo stesso tipo di combinazione
di metionina. “Dovremmo considerare che il 91,6% dei giapponesi
presentano questo genotipo, un tasso estremamente alto in confronto
ai britannici. Non posso dirlo con certezza, ma è mia opinione
che i giapponesi siano 2,5 volte in più a rischio di ammalarsi
rispetto agli inglesi”. Non esiste alcun test disponibile
per questo genotipo.
UN DIVERSO CEPPO STATUNITENSE?
Nell’arco del decennio scorso l’USDA ha testato più
di 12.000 cervelli di mucca, alla ricerca della patologia scoperta
nel bestiame inglese contagiato, continuando a dichiarare di non
avere trovato un solo caso di mucca colpita da BSE. Similmente,
il Center for Disease Control and Prevention (CDC), che nonostante
svariate petizioni, si è rifiutato di porre la MCJ a obbligo
di notifica, ha affermato che solo 280/300 persone all’anno
ne muoiono (circa uno su un milione, il tasso standard per la variante
naturale) e che non era venuto alla luce nessun caso di nvMCJ negli
Stati Uniti.
E se, fin dal principio, l’America stesse covando al suo interno
un ceppo differente e subdolo di BSE, con una corrispettiva variante
di MCJ, nessuna delle quali in grado di essere scoperta mediante
l’attuale metodologia? “Non mi aspetto che il ceppo
inglese di mucca pazza costituisca qui un problema” dice il
prof. Pringle, “la preoccupazione principale è che
il nostro bestiame possa avere contratto un ceppo diverso della
malattia, distinto da quello inglese”. È noto che le
TSE esistono in numerosi ceppi per ogni singola specie; della scrapie
ovina esistono almeno 20 varianti. In Inghilterra, ipotizza Pringle,
“anche chi si trova nei posti più alti del governo
non sa – né vuole sapere – l’ampiezza dell’epidemia.”
Questo significa stabilire la “smentibilità plausibile”.
Sembra quasi che gli Stati Uniti stiano nascondendo la testa sotto
la sabbia.
L’EPIDEMIA IN AMERICA
Le prove dell’epidemia di BSE e MCJ in America sono convincenti:
1. Nel 1985 il professor Richard Marsh, un studioso delle TSE dell’Università
del Wisconsin impegnato nello studio di una misteriosa esplosione
di encefalopatia trasmissibile del visone (TME) in quello stato,
ha scoperto che l’alimentazione del visone consisteva quasi
esclusivamente di “downer cows”, mucche troppo malate
da riuscire a reggersi in piedi.
Nel 1994 Marsh ha mostrato che quando i visoni sani venivano nutriti
con le cervella di bestiame infetto questi sviluppavano la TME;
i bovini sani a cui venivano somministrati tessuti derivanti da
visoni colpiti da TME sviluppavano puntualmente la BSE. Questi esperimenti
hanno mostrato “la presenza nel bestiame statunitense di una
sconosciuta infezione analoga alla scrapie.”
La malattia era differente da quella osservata nel Regno Unito.
È indicativo il fatto che, invece di mostrare gli evidenti
sintomi della mucca pazza (il bestiame europeo colpito da BSE si
agita in modo convulso e “folle” prima del decesso)
gli animali statunitensi semplicemente si accasciano a terra . Nel
1990, mucche del Texas a cui veniva inoculato in via sperimentale
la scrapie americana sviluppavano la BSE, manifestavano un aspetto
letargico e un’andatura barcollante fino al sopraggiungere
del decesso, proprio come le mucche “downer.” Alcuni
stati, come New York, non mandano le mucche downer all’USDA
per le analisi; ne consegue che possono esistere migliaia di sospette
BSE non individuate.
Secondo la Prionics, che ha elaborato il più importante test
per la BSE in Europa, “uno studio compiuto con il Prionics-Check
rivela che il bestiame morto… costituisce la categoria a più
alto rischio di BSE”.
2. Autorevoli scienziati affermano che la mucca pazza esiste sicuramente
negli Stati Uniti. Il prof. Clarence Gibbs – un influente
ricercatore delle TSE che ha presieduto un’indagine dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità sulla BSE e che ha diretto il laboratorio
del National Institute of Neurological Disorder and Stroke fino
alla morte – non aveva alcun dubbio circa l’eventualità
di un’infezione interna. “ Se ritengo che vi sia la
BSE qui? Ovviamente”.
Anche il prof. Stanley Prusiner, che ha vinto il premio Nobel per
la Medicina del 1997 per la scoperta dei prioni è dello stesso
parere, manifestato a un congresso nel maggio del 1996. Nel giugno
seguente, un articolo del Food Chemical News affermava: “dopo
più di due decenni di ricerca sui prioni, Stanley Prusiner
dell’Università della California a San Francisco ha
individuato la presenza del morbo della mucca pazza nel bestiame
statunitense… Egli sostiene di condividere la posizione di
(Richard Marsh) secondo cui già a metà degli anni
’80 esistevano delle relazioni fra la malattia della mucca
pazza e i bovini statunitensi.”
“Vengono macellati 37 milioni di capi all’anno destinati
all’alimentazione e meno di mille sono testati annualmente
– è troppo poco”, dice Pierluigi Gambetti, direttore
del National Prion Disease Pathology Surveillance Center del CDC.
“Se non cerchi non trovi. I nostri test non sono adatti ai
contesti attuali”. Quasi un milione di animali all’anno
sono analizzati sia in Francia che in Germania.
Cosa farebbe l’USDA alla scoperta di un caso di BSE? “La
reazione immediata sarebbe quella di sopprimere l’animale”,
afferma il prof. Michael Hanson, capo ricercatore presso il Consumer
Policy Institute of Consumer Union (editore dei Consumer Reports)
e uno dei maggiori esperti di sicurezza alimentare nel paese. Riguardo
al programma governativo per l’individuazione della TSE, Hanson
ribadisce: “la loro strategia sembra questa: agisci come se
stessi cercando, ma in realtà fai in modo di non cercare
e non trovare.” Come sottolinea Pringle: “l’assenza
di prove non è la prova dell’assenza.”
3. Nonostante i dinieghi categorici dell’USDA, è scientificamente
provato che una mucca su un milione sviluppa la BSE in modo naturale.
Essendoci 100 milioni di capi negli Stati Uniti, ci saranno circa
100 casi di mucca puzza sul territorio americano in qualsiasi momento.
Molte bestie probabilmente muoiono prima della data fissata per
il macello e i loro resti vengono mischiati nel mangime, cosa che
porta al potenziale contagio di migliaia di altri animali.
4. La prova migliore della diffusione e della presenza nascosta
della MCJ viene fornita da un paio di illuminanti studi universitari.
Hanson ne ricorda continuamente i risultati: “uno studio dell’Università
di Pittsburgh, durante il quale sono stati sottoposti ad autopsia
i corpi di 54 pazienti affetti da demenza, per cui era stato diagnosticato
Alzhaimer possibile o probabile o un’altra forma di demenza
(ma non MCJ) ha rivelato 3 casi (o il 5,5%) di MCJ tra i 54 esaminati.
Uno studio di Yale ha mostrato che di 46 pazienti a cui era stato
diagnosticato il morbo d’Alzhaimer, 6 (il 13%) erano in realtà
affetti da MCJ in base ai risultati dell’autopsia. Dato che
ci sono più di due milioni di casi di Alzheimer attualmente
negli Stati Uniti, se anche solo una piccola parte di essi risultasse
MCJ, allora si potrebbe parlare di epidemia nascosta di MCJ.
Questi scioccanti dati indicano che decine e forse centinaia di
migliaia di americani sono a tutt’oggi affetti da una variante
di MCJ prevenibile. E poiché la MCJ sporadica insorge solo
in un caso su un milione, deve esserci un’origine infettiva.
UNA SCIAGURA REINTRODOTTA
La consueta pratica di fornire aggiunte proteiniche reintrodotte
– i resti bolliti e polverizzati dei mattatoi e altri scarti
animali – agli animali domestici ha provocato la diffusione
di BSE nel Regno Unito. In grado di tollerare altissime temperature
e i solventi, i prioni mutanti di ogni mucca infettata da BSE hanno
contagiato migliaia di altri bovini, dato che grandi quantità
di mangime venivano mischiate e ridate al bestiame: una versione
bovina del cannibalismo forzato de “I sopravvissuti”.
L’alimentazione di ruminanti con proteine derivanti da mammiferi
era stata categoricamente vietata in Gran Bretagna nel 1989. Otto
anni dopo, nell’agosto del 1997, la FDA ha emanato una debole
quanto tardiva normativa che dovrebbe regolamentare questa abituale
pratica. Handson, della Consumer Union, la illustra così:
“si richiede solo che venga messa un’etichetta sui sacchi
di mangime con scritto ‘Non destinato a bovini o altri ruminanti”.
Gli allevatori possono continuare a comprarne in un qualsiasi negozio
di mangimi. Nessuno avrebbe domandato: “è per i maiali
o per le mucche?” E il fatto che devono tenere dei registri
per un anno in cui indicare il luogo d’acquisto del prodotto
è una presa in giro nel caso di una malattia come questa,
il cui periodo di incubazione dura in media 5 anni. La legge dice
questo: puoi prendere pecore infestate dalla scrapie, cervi infestati
dalla MCJ e animali infestati dalla BSE e farne mangime. Attenzione
però: solo per maiali e polli, se c’è l’etichetta,
non per i ruminanti . È vergognoso.” Per di più,
è praticamente impossibile controllare le migliaia di allevatori
statunitensi e imporre loro il rispetto di queste normative.
Hanson, nel 1999, ha scoperto un altro fatto incredibile: “la
nuova moda è quella di dare ai vitelli plasma bovino in spray.
Difficilmente viene elaborato, quindi l’agente infettivo,
che non viene eliminato, finisce direttamente nel mangime”.
Ma i vitelli non ne sono gli unici ignari destinatari: Hanson è
dell’avviso che l’industria stia di fatto alimentando
le mucche con “una grande quantità di prodotti a base
di plasma bovino. La legge ti permette di prendere un qualsiasi
prodotto ematico di origine bovina e darlo da mangiare alle mucche.
Mi è stato detto che le mucche non mangiano mangime contenente
più del 10% di sangue, perché ne sentono il sapore,
e che i polli consumano mangime con una percentuale di sangue fino
al 35%”. È stato dimostrato che il sangue può
contenere prioni infetti.
CHI SEMINA RACCOGLIE
Nonostante l’efficace azione dell’Unione Europea di
vietare le farine animali, l’industria agricola americana
continua a fare largo uso di proteine reintrodotte e mangimi contenenti
parti animali.
Le attuali normative sui mangimi ammettono che gli animali d’allevamento
si cibino, come spesso accade, dei propri reciproci resti. Dopo
avere riciclato parti di maiale non commestibili, queste vengono
somministrate a maiali, mucche e polli. Polli e maiali mangiano
parti bovine e continuano a consumare regolarmente proteine reintrodotte
che derivano da carcasse di mucche ‘downer’, al primo
posto nella lista dei sospetti portatori di BSE. Cosa forse ancora
più ripugnante, migliaia di tonnellate di letame di pollo
fermentate diventano ogni anno il pasto di milioni di vacche statunitensi,
in un bizzarro circolo di zootecnia a buon mercato. Hanson e Pringle
ritengono che “il passaggio mucca-letame di pollo-mucca”
potrebbe rivelarsi una via d’accesso per la BSE; sembra che
i prioni infettivi riescano a sopravvivere all’ingestione,
riuscendo quindi a compiere una sorta di devastante viaggio circolare.
Circa l’interrogativo se il pollame possa contrarre o meno
le TSE dal bestiame, Pringle afferma che “non è stata
condotta un’indagine seria. Nessuno vuole saperlo: troppa
farina di ossa bovine è stata somministrata ai polli. E il
prione del pollo presenta importanti analogie con la regione amiloidogenica
dei mammiferi; quindi, teoricamente, è possibile.”
È possibile che tutti gli animali domestici possono difatti
essere suscettibili di contagio da TSE. Secondo Hanson, l’USDA
ha “ignorato in maniera funzionale la possibilità del
contagio di TSE fra i maiali”. La breve durata di vita dell’animale
da allevamento – passa dalla fattoria alla fabbrica in 6/8
mesi — fa sì che i sintomi delle TSE si possano nascondere,
dato che il tempo di incubazione nei mammiferi è di solito
di qualche anno. Il prof. Paul Brown, capo ricercatore presso il
National Institute of Health e autore e coautore di numerosi studi
sulle TSE, ritiene che anche il pollame e soprattutto i maiali possono
veicolare le TSE e trasmetterle agli essere umani. “Sono solo
ipotesi”, precisa Brown, “ma ben ponderate”.
I maiali che sono stati sottoposti a inoculazione sperimentale hanno
sviluppato la BSE, e un sospetto scoppio di encefalopatia spongiforme
porcina si è verificato nel 1997 ad Albany, vicino a New
York. Uno studio del 1973 pubblicato sull’ American Journal
of Epidemiology ha scoperto che 10 dei 38 casi di pazienti affetti
da MCJ avevano mangiato cervello di maiale.
LA SUPERBRACIOLA E L’USDA
I critici affermano che l’industria del bestiame, che si attesta
su un giro d’affari annuo di 150 miliardi di dollari, è
infetta dall’ingordigia propria del business dell’alimentazione,
cosa che impedisce un’individuazione affidabile e tempestiva
delle mucche pazze. Sebbene il consumo di manzo negli Stati Uniti
sia diminuito di quasi la metà dal 1980 (mentre è
cresciuto quello del maiale e del pollo), raramente in passato l’industria
bovina è stata così redditizia: l’85% degli
allevatori, a fronte del 15% del 1996, ha dichiarato nel 2000 di
avere incassato degli utili. La crisi europea si è rivelata
enormemente vantaggiosa per il manzo americano “non contagiato”,
le cui esportazioni sono salite del 34% nel 2000, con vendite alla
Federazione Russa che si sono moltiplicate di 25 volte. La malattia
della mucca pazza si è rivelata evidentemente un ottimo affare,
anche se McDonald’s ha patito delle grosse perdite in Europa
e Giappone in seguito al diffuso scetticismo dei consumatori verso
la carne bovina.
Visto che la posta in gioco è la sacra mucca americana, sono
in molti a dubitare che l’USDA possa spontaneamente rivelare
la scoperta di casi diBSE, cosa che procurerebbe ingenti danni al
mercato e getterebbe i consumatori nel panico. Il prof. Michael
Gregor, medico e una delle prime voci critiche rispetto alla gestione
statunitense della minaccia della BSE (nonché webmaster del
sito sulla mucca pazza, che ha seguito quello di Pringle, www.purefood.org/madcow.htm),
afferma che “l’USDA vive un conflitto d’interessi,
dato che questo organismo è chiamato sia a tutelare i consumatori
che a promuovere l’agricoltura americana, che ha come primo
prodotto la carne”. Egli fa notare che i gruppi industriali
hanno esercitato efficaci pressioni affinché i programmi
dell’USDA non subissero modifiche, ostacolando quindi eventuali
risultati positivi rispetto alla presenza della BSE negli Stati
Uniti.
In assenza di un numero sufficiente di ispettori e di un energico
monitoraggio, l’organismo si è affidato all’industria
bovina per far rispettare la normativa imposta. Le insinuazioni
che parlano di una relazione impropriamente ed esageratamente intima
fra i due soggetti hanno trovato nuovi argomenti con la nomina dello
staff dell’USDA dell’amministrazione Bush. L’11
febbraio 2001 il New York Times ha scritto: “dopo avere registrato
un anno da record, gli allevatori statunitensi manifestano una preoccupazione
sempre crescente per via del morbo della mucca pazza… che
potrebbe determinare una flessione del prezzo del manzo. La settimana
scorsa, però, hanno esultato quando Ann M. Veneman, il nuovo
ministro dell’agricoltura, ha nominato a capo del suo staff
Dale Moore, un lobbista della National Cattleman’s Beef Association
(Associazione Nazionale degli Allevatori di Bovini). Charles P.
Schroeder, il presidente dell’associazione, ha dichiarato
che l’industria bovina stava effettuando ingenti investimenti
per la sicurezza alimentare e di essere impaziente di lavorare insieme
al suo ex-sostenitore.
UNA NORMATIVA FLOP
Gli Stati Uniti hanno fallito nell’intento di rattoppare le
crepe apertesi nei muri di sbarramento contro la mucca pazza, e
il consumo di parti potenzialmente infettive reintrodotte nel mangime
continua senza controllo. All’inizio del 2001, la FDA ha accusato
i produttori di mangimi animali e i proprietari degli impianti per
il riutilizzo delle carcasse di animali — che, una volta polverizzate
in ingenti quantità, vengono reintrodotte come supplemento
alimentare a basso prezzo — di avere diffusamente trasgredito
alle normative circa l’etichettatura e la composizione del
mangime.
Il giorno dopo, il New York Times è uscito in prima pagina
con un articolo in cui si elencavano queste inadempienze: “moltissime
ditte che producono mangimi animali trasgrediscono alle normative
atte a impedire l’emergenza e la diffusione del morbo della
mucca pazza negli Stati Uniti…Tutti i prodotti che contengano
farine animali di derivazione bovina o ovina devono mostrare un’etichetta
con la scritta ‘Non destinato all’alimentazione dei
ruminanti’… I produttori dovrebbero inoltre essere dotati
di un sistema che impedisca ai prodotti derivanti da ruminanti di
venire mischiati con altri materiali riutilizzabili.
La Food and Drug Administration si è astenuta dal monitorare
le migliaia di allevamenti statunitensi, che sono i clienti finali
delle farine animali, indirizzando il proprio ambito d’intervento
primariamente al commercio interstatale. I tessuti cerebrali e spinali
sono i principali, ma non i soli, contenitori di materiale infetto
negli esseri umani e negli animali. Le attuali normative di USDA
e FDA sono studiate in modo da evitare che questo materiale finisca
sulle tavole degli americani, ma i sistemi automatizzati di separazione
della carne (la colonna vertebrale viene strappata meccanicamente
dal resto del corpo), diffusamente usati nei moderni mattatoi, fanno
sì che le parti bandite dell’animale si mescolino sistematicamente
alla carne. L’USDA e il Food Safety and Inspection Service
federale hanno individuato frammenti di tessuto cerebrale e spinale
nei campioni di carne che sono ottenuti con questo sistema. È
stato inoltre mostrato che, a seguito del colpo inferto al cranio
con le pistole pneumatiche stordenti, della materia cerebrale confluisce
nel flusso sanguigno e nei tessuti commestibili.
Il 10 agosto 2001 il Center for Science in the Public Interest (CSPI)
ha presentato una petizione all’USDA affinché bandisse
la “carne” ottenuta con il sistema automatizzato dai
prodotti per l’alimentazione umana. Ciò che afferma
al riguardo la direttrice per la sicurezza alimentare del CSPI indica
che il bestiame è meglio tutelato degli esseri umani dal
pericolo mucca pazza:
I macchinari che strappano la carne dalle ossa forniscono alla BSE
una via d’accesso privilegiata al cibo destinato agli esseri
umani. Mentre la FDA ha vietato nel 1997 l’uso di farine animali
per l’alimentazione del bestiame, l’USDA non ha varato
misure precauzionali adeguate per garantire i prodotti destinati
all’alimentazione umana. Il bestiame statunitense non può
mangiare il tessuto spinale dei bovini: nemmeno le persone dovrebbero
farlo.
Il comunicato stampa del CSPI dice:
La pasta di carne ottenuta con il sistema automatizzato è
comunemente usata nella produzione di centinaia di milioni di chili
di hot dog, hamburger, condimenti per la pizza, e farciture per
i taco e sebbene l’USDA abbia richiesto alle ditte di rimuovere
il midollo spinale dalle ossa della colonna vertebrale e del collo
prima dell’intervento delle macchine, solo in rarissimi casi
l’organismo ha verificato l’adempienza alle sue direttive.
Dal 1998, l’USDA ha studiato approssimativamente 100 campioni
di carne separata con i sistemi automatizzati alla ricerca di midollo
spinale: di questi, nove hanno dato esiti positivi.
“Sebbene il Ministero [dell’Agricoltura] classifichi
i tessuti come “non carne”, la loro presenza nei prodotti
di carne non costituisce una violazione delle leggi sulla sicurezza
alimentare” sottolinea Lance Gay, reporter del Scripps Howard
News Service. “Molta della carne separata meccanicamente è
destinata alle mense scolastiche, un altro settore sotto la responsabilità
del Ministero”.
IL CIRCOLO ZOOLOGICO
Forme di TSE sono state identificate in molti roditori, primati
e ungulati, e in numerosi specie di felini come il gatto domestico
e il ghepardo. Tra gli anni ’80 e ’90, diversi primati,
felini e ungulati tenuti in giardini zoologici della Francia ne
sono stati vittima. “Secondo un interessante studio pubblicato
nel corrente numero di Proceedings of the National Academy of Sciences,
moltissime scimmie e lemuri, ospitati in zoo francesi, sembrano
essere stati contagiati con lo stesso agente che causa ‘il
morbo della mucca pazza’,” ha scritto la reporter del
New York Times, impegnata sul fronte della mucca pazza, Sandra Blakeslee,
nel marzo 1999. “è una brutta notizia per gli inglesi,
che temono che una forma umana della mucca pazza, chiamata nuova
variante della malattia di Creutzfeld-Jakob, o MCJ, possa avere
analoghe basi”.
Tom Pringle commenta così lo studio: “è una
cosa veramente sconvolgente: la sopravvivenza di molte delle specie
di primati del pianeta è potenzialmente in pericolo. Vi sono
inoltre indicazioni molto plausibili del fatto che l’epidemia
di nvMCD si rivelerà “un flagello di proporzioni bibliche”
(una citazione dell’autorevole neurogenetista John Collinge,
membro della Commissione di Consulenza sull’encefalopatia
spongiforme del governo britannico).
HAI COMPRATO IL LATTE PAZZO?
Di rado viene ricordato, ma i prioni infetti possono trovarsi anche
nel latte, sebbene rimanga un vettore remoto. Uno studio giapponese
del 1992 pubblicato sul New England Journal of Medicine ha mostrato
che il colostro del latte materno (il primo bevuto dai neonati)
può trasmettere i prioni; è stato inoltre dimostrato
il contagio di scrapie agli agnelli attraverso il latte della madre.
Non è chiaro se il latte post-colostro possegga questo fattore.
Alcune persone hanno preferito, come misura precauzionale, non consumare
formaggio proveniente dal Regno Unito: molti formaggi duri contengono
caglio, un enzima estratto dallo stomaco dei vitelli.
SUPPLEMENTI, VACCINI, SANGUE E STRUMENTAZIONE MEDICA
Altre possibili vie di contagio destano grande preoccupazione. L’inoculazione
diretta rappresenta il rischio maggiore. Nonostante gli avvertimenti
da parte di Pringle e altri, i vaccini degli Stati Uniti, che sono
spesso coltivati in siero ottenuto da vitelli, vengono ancora prodotti
utilizzando materiali sospetti. Nel febbraio 2001, il New York Times
ha raccolto questa storia (curiosamente pubblicata sulle pagine
economiche) con il titolo “5 aziende produttrici di medicinali
usano materiali con sospetta BSE”. L’articolo affermava:
“negli ultimi 8 anni la FDA ha ripetutamente richiesto alle
compagnie farmaceutiche di non usare materiali derivanti da bovini
allevati in paesi a rischio di mucca pazza…Ma è stato
scoperto lo scorso anno che… alcune delle maggiori industrie
farmaceutiche utilizzavano ancora ingredienti provenienti da quei
paesi per la produzione di 9 vaccini a largo uso… alcuni dei
quali destinati a milioni di bambini americani, come quelli per
la prevenzione della poliomielite, della difterite e del tetano”.
La lista comprende anche le iniezioni contro l’influenza e
il vaccino contro l’epatite.
Numerosi supplementi alimentari che contengono materiale ghiandolare,
cervello, e altri ingredienti di derivazione bovina sono inoltre
ad alto rischio. Le capsule “Velvet Antler” dei General
Nutrition Centers come di molti altri distributori “sono prodotte
con le corna in fase di crescita delle alci e possono contenere
agenti infettivi” dice Hanson “sono piene di tessuto
nervoso e sangue. Non vorrei proprio sperimentarle”.
“è semplicemente pazzesco che non vi siano maggiori
controlli (sui supplementi), “ ha detto al Times il prof.
Paul Brown, presidente della commissione di consulenza sulla mucca
pazza della FDA, “La FDA è ininfluente”.
La Croce Rossa Americana, che raccoglie la metà delle donazioni
di sangue, pur non eseguendo alcun test per la MCJ, ha ora vietato
le donazioni di sangue di cittadini statunitensi che abbiano trascorso
tre mesi in Gran Bretagna o un anno in qualche altro paese europeo.
Questo rigido divieto ha determinato, come previsto, una diminuzione
della disponibilità di sangue, in particolare nella città
di New York, dove il 25% delle riserve di globuli rossi veniva importato
fino a poco tempo fa da banche del sangue europee che avevano ricevuto
il via libera dalla FDA. La Croce Rossa prevede che gli attuali
paletti determineranno una flessione del 6% delle donazioni di sangue
sul territorio nazionale.
In assenza di opportune direttive governative, alcune organizzazioni
mediche hanno ritirato grandi quantità di prodotti ematici
frazionati che contengono donazioni da persone a cui è stata
in seguito riscontrata la MCJ, di solito dopo che il sangue era
già stato trasfuso ad altri. Negli ultimi 10 anni, è
stata eliminata una quantità di prodotti plasmatici del valore
di almeno 100 milioni di dollari.
Molte medicine derivano dai bovini, a esempio gli ormoni della crescita,
estratti dalle ghiandole pituitarie, i prodotti adrenalinici, il
cortisone, l’insulina per i diabetici e i medicamenti per
la cura delle ulcere dello stomaco. La tromboplastina, un comune
coagulante del sangue utilizzato in chirurgia, deriva dai tessuti
cerebrali bovini. Gli estratti pituitari derivanti dalla mucca pazza
(come quelli da donatori umani affetti da MCJ) sono stati indicati
come i responsabili dei contagi di MCJ fra i fruitori di questi
prodotti.
“Quello che mi preoccupa è l’immunizzazione dei
bambini” dice Pringle “nessun bambino negli Stati Uniti
può andare a scuola senza avere ricevuto le iniezioni per
l’influenza… Coltivano i vaccini nel siero fetale dei
vitelli. Poi lo inoculano, cosa molto più pericolosa che
mangiarlo, in bambini di 4 anni: il contagio è 100.000 volte
più probabile. Tutti gli alunni in Gran Bretagna sono già
stati immunizzati con vaccini prodotti col siero di bovini infetti.”
Gli strumenti chirurgici sono a grande rischio di infezione, dato
che la sterilizzazione in autoclave a vapore non neutralizza i prioni
infetti. Il sangue, i prodotti ematici, gli estratti bovini e gli
organi destinati al trapianto, come la dura madre del cervello e
le cornee, non sono sottoposti ad alcun test per la MCJ, sebbene
in Gran Bretagna e in tutto il mondo, si sia scoperto che i donatori
di organi, i cui destinatari hanno sviluppato i sintomi a volte
decenni dopo il trapianto, erano inconsapevolmente affetti da MCJ.
Non si utilizzano in maniera diffusa efficaci protocolli per la
sterilizzazione dei prioni; in Inghilterra però si usa correntemente,
in molte circostanze, strumentazione chirurgica usa e getta. È
inevitabile che i protocolli i per la sterilizzazione subiranno
in tutto il mondo drastiche modifiche di fronte alla minaccia dei
prioni.
QUANDO AVREMO IL TEST?
La diffusione della BSE ha dato vita a un’emergente industria
per la diagnostica dei prioni, che sta rapidamente crescendo di
fronte alla richiesta di test. Sebbene i test post-mortem per la
BSE siano ora largamente usati in Europa, i test ante-mortem per
la BSE e la MCJ non sono ancora disponibili in commercio.
Un test dell’urina predisposto da ricercatori israeliani del
Dipartimento di Neurologia della clinica universitaria di Hadassah,
descritto nel Journal of Biological Chemistry (21 giugno 2001),
promette di soddisfare la necessità di un semplice test per
le TSE destinato a esseri umani e animali ancora in vita. (I ricercatori
hanno scoperto che la presenza di prioni infettivi nelle urine indica
che questi sono già stati ampiamente dispersi nel terreno,
che, come dimostrato scientificamente, può preservare l’infettività
del prione per anni.) Tuttavia, non si sa ancora con certezza quando
e come sarà disponibile un test efficace per la MCJ.
In Gran Bretagna, la previsione di milioni di richieste, che perverranno
da parte di tutte quelle persone terrorizzate dalla prospettiva
di essere vittime di una terribile malattia degenerativa, potrebbe
posticipare lo screening fino a quando non sarà formulata
una politica pubblica atta a gestire i risultati. La scoperta di
migliaia o addirittura centinaia di migliaia di casi, come si attendono
alcuni esperti, potrebbe apportare drastici cambiamenti alla società
inglese. Si sono già verificati casi di suicidio di persone
“timorose” di stare sviluppando la MCJ.
Alcuni funzionari inglesi per la salute pubblica sono stati aspramente
criticati per la loro gestione della crisi della BSE e MCJ, gravata
da incompetenza, ritardi e dissimulazioni. Un importante studio
della durata di 5 anni mirato alla verifica dell’eventuale
diffusione della BSE fra le pecore inglesi è stato rovinato,
come è stato poi ammesso, a metà del 2001 a causa
della contaminazione con materiale bovino. Nell’ultimo capitolo
dell’insabbiamento, secondo la BBC, il pesante errore è
stato annunciato solo tre mesi dopo la sua scoperta.
Le lente reazioni di Gran Bretagna, Stati Uniti e altre nazioni
alla crisi dell’AIDS vengono ricordate dai parenti delle vittime
della MCJ, che sperano di non vedere ripetersi lo stesso caos statistico,
i ritardi nell’approntamento dei test e la scarsa opera di
informazione per la prevenzione, con le pesanti conseguenze che
tutto ciò ha determinato. La Gran Bretagna sarà probabilmente
il primo paese a diffondere i test per la MCJ, a cui faranno certamente
seguito il Giappone, gli Stati Uniti e a ruota le altre nazioni.
Non si sa quali governi promuoveranno e quali invece sminuiranno
l’importanza dello screening per la MCJ: per la MCJ, come
è stato per la BSE, chi non cerca non trova.
IL TEMPO SARA’ RIVELATORE
È stato dimostrato scientificamente che anche le larve delle
mosche, dopo avere mangiato il tessuto infetto, possono trasmettere
la scrapie ai criceti, continuando a essere infette anche dopo la
morte. Ciononostante, il governo statunitense dichiara nel BSE Red
Book-Emergency Operations che “non è necessario pulire
e disinfettare per prevenire la diffusione della BSE”.
Pringle non è ottimista. Negli Stati Uniti, “la soppressione
completa del commercio bovino avrebbe effetti sconvolgenti; realisticamente,
si adotteranno solo mezze misure. Parlare di contenimento adesso
sembra una barzelletta. È come chiudere la stalla dopo avere
fatto scappare i buoi. Il WTO e il NAFTA si sono dimostrati veramente
utili nel globalizzare la MCJ. Non sai da dove vengono le suture,
i saponi e le creme solari che usi comunemente. Il vaso di Pandora
è stato di nuovo aperto”.
In assenza di test per la MCJ, si possono solamente fare delle supposizioni
sull’ampiezza del problema. Un’edizione serale delle
news delle CBS ha detto: “alla domanda se, nei suoi momenti
più pessimisti, (il prof. Prusiner) considerasse questa la
piaga del XXI secolo, egli ha risposto: “non ho bisogno di
sentirmi pessimista per chiedermi se sia cosi, perché tutti
se lo stanno chiedendo, non di certo solo io”.
L'AUTORE
Originariamente un fotoreporter, Gabe Kirchheimer è stato
il primo a scrivere una serie di articoli sulla crisi della mucca
pazza negli Stati Uniti sulla rivista nazionale High Times. Il suo
primo articolo, “Mad Cows Recycled by Demented Humans,”
del gennaio 1998, è stato seguito da “Mad Cows and
Englishmen” e “How Now Mad Cow,” nei quali ha
descritto nei dettagli i pericoli del cannibalismo nell’industria
della carne. Kirchheimer ha scritto numerosi articoli sulla sicurezza
alimentare e le sue fotografie sono state pubblicate su New York
Times Magazine, Time, Newsweek, US News and World Report, Los Angeles
Times, Rolling Stone, Forbes, Wired, Maxim, Psychology Today, Colors,
Independent Sunday Review (Londra), Times (Londra), Il Venerdi di
Repubblica, Panorama, Le Monde, Die Zeit, Science Illustrated, e
altri. Vegan da 20 anni, Kirchheimer ritiene che
“lo stato della Terra richiede delle soluzioni adeguate e
i media hanno la principale responsabilità di andare oltre
ai reportage di facciata.”
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