ZOO
Approfondimenti:
Articolo: Lo zoo di Roma
e' sempre una prigione per animali
Articolo: Dati sugli zoo
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Lo zoo di Roma e' sempre una prigione
per animali
Articolo apparso sul numero 8, anno 3 (marzo 1999) della rivista
dell'ENPA, "La protezione degli animali".
Autore: Gianni Franchini
Una domenica al "Bioparco" a due anni dalla sua
istituzione. Gabbie, recinti, serragli, decessi per incuria. "Il
benessere degli animali" è solo una pia intenzione.
E il lancio della nocciolina resta l'attività preferita del
pubblico
"Ahò, viè a vede che faccia cià sta scimmia.
Ammazza quant'è triste". Lo scimpanzè resta ancora
un attimo immobile col viso ad un centimetro dal vetro, poi, improvvisamente
si volta dirigendosi verso il fondo della gabbia. Non può
sottrarsi alla vista di chiunque si fermi li` davanti, la gabbia
è composta da tre pareti di cemento e una vetrata, ma può
almeno decidere di dare le spalle a chi gli risulti antipatico,
e pare che sia proprio questo il caso. Del resto aveva salutato
con un cenno del capo i due, fermi sull'uscio sbarrato della sua
dimora, ma questi avevano cominciato a sghignazzare e ad in dicarlo
ad altri, scena già vista troppe volte, deve aver pensato,
meglio lasciar perdere. "Vabbè annamosene và",
dice uno dei due visitatori medi dello zoo. Mossa vincente. Avanti
il prossimo.
Se lo scimpanzè sembra richiedere almeno ad un minimo di contegno
a chi si piazza davanti alla sua casa, il gorilla che abita qualche
gabbia più avanti pare invece avere l'atteggiamento di chi se ne
frega di tutto e di tutti: se ne sta seduto con le spalle al muro,
come farebbe qualsiasi persona chiusa in cubo di cemento, e resta
indifferente ai tentativi di attirare l'attenzione. Roma, villa
Borghese, una domenica al "Giardino zoologico", com'è
scritto sul vecchio arco di pietra che sovrasta l'ingresso al Bioparco.
Già, perchè da un paio d'anni lo zoo di Roma è diventato la "Bioparco
S.p.A", con tanto di capitale azionario diviso tra il comune
di Roma (51 %), la Costa Edutainment (39%) e la Cecchi Gori Communications
(10%). E soprattutto è diventato un progetto ambizioso: trasformare
lo zoo in bioparco. Come ogni visitatore può notare all'ingresso,
un vistoso cartello descrive come si passerà dall'attuale zoo ad
un'installazione somigliante ad un paradiso animale. L'area della
savana, la fattoria degli animali, l'area dei rettili e via areando
verso l'abolizione totale delle gabbie.
Molte sono le perplessità sulla fattibilità di un progetto simile,
per adesso chiunque può constatare che a due anni dalla pomposa
e, ampiamente pubblicizzata a Roma, istituzione del bioparco, quasi
nulla è cambiato. Chiunque abbia a cuore la vita e il benessere
degli animali (anch'essi animati da un "soffio divino",
Giovanni Paolo Il docet) non può che provare desolante scoramento
e profonda pietà nel vedere gli animali dello zoo romano chiusi
tutti in gabbie inadatte, logore dal tempo, piccole e anguste, in
balia della insensibilità e della maleducazione di gran parte del
rumoroso e domenicale pubblico romano.
I felini dello zoo sono senz'altro gli animali che stanno peggio:
un leopardo delle nevi, la temperatura del suo habitat naturale
è di -15 gradi, percorre come in trance i tre metri scarsi di lunghezza
della sua gabbia, incessantemente, prima in un senso e poi nell'altro.
Appena comincia a camminare ha già finito. Presto si stancherà
di cercare senza convinzione una via d'uscita tanto improvvisa quanto
improbabile e si sdraierà come ha fatto il suo compagno di reclusione
che sembra morto sul cemento della sua gabbia. Identica scena per
la pantera nera nella gabbia affianco. Già, il cemento: è il materiale
base con cui sono realizzate quasi tutte le gabbie e i recinti dello
zoo. Cemento per la foca, per gli orsi marini, per tutte le scimmie,
gli orsi, i felini, gli alligatori. Il bello è che lo zoo abbonda
di verde e di aiuole, ma stanno tutte all'esterno, lungo i vialetti.
La scena più straziante e probabilmente l'animale peggio trattato
in tutto lo zoo, è una tigre adulta chiusa in una gabbia di due
metri per due che fa fatica anche solo a girarsi. La sua gabbia
è quella centrale di una serie che si affaccia su un vialetto inaccessibile
al pubblico. Quello che è incomprensibile è che le gabbie sono
comunicanti ma gli accessi sono chiusi. Cosi` la tigre è costretta
all'immobilità totale, in due metri per due sotto un piccolo porticato
che non può evitare che il sole ci batta dentro fisso nelle ore
pomeridiane. La tigre ti guarda e si può immaginare cosa vorrebbe
dire a te e a quelli come te.
Lo zoo è nel cuore di Villa Borghese che è il cuore verde di
una Roma sempre più inquinata e stressata. Come gli animali dello
zoo. Mentre cammini improvvisamente senti ruggiti, barriti, grugniti
vicini e lontani ma stranamente non pensi ai normali suoni di una
savana, ti viene di associarli a grida di dolore, a incazzature
profonde sulla soglia della disperazione pura.
Esagerazioni, certo, però cosa pensare guardando una foca,
la cui specie è usa girovagare sotto lastre di ghiaccio,
navigando per centinaia di chilometri in acque freddissime, che
nuota in una vasca e profonda un metro mentre percorre i dieci,
forse venti metri dell'intero perimetro a sua disposizione? Credi
che l'unica consolazione per loro possa risiedere nel fatto che,
se sono nati in cattività, non sanno dove dovrebbero essere
ma solo dove sono, ma non per questo stanno bene. Sopravvivono.
Come gli orsi marini. Sono sdraiati anche loro su uno dei ripiani
della vasca una volta riservata all'orso polare. Adesso un cartello
indica che l'orso polare non c'è più dal 1987 e non
ci tornerà perchè "la sua presenza è incompatibile
con gli obiettivi del bioparco". Varrebbe a dire che nel suo
caso si sono accorti che un orso polare non può stare a Roma,
resta da scoprire perchè foche, orsi marini e tigri siberiane
invece si.
"Gli animali vengono nutriti regolarmente. Anche una nocciolina
può fare loro male. Si prega vivamente di non dare cibo agli animali".
Ogni gabbia ha il suo diligente cartellino che informa delle necessita
di non dare cibo assieme alla carta d'identità dell'animale, dove
vive in natura e se la sua specie e minacciata o meno. E' un esempio
della politica d'immagine dello zoo-bioparco, cartellini, spiegazioni,
immagini suggestive, peccato che il pubblico romano non apprezzi
molto il divieto. Lanciare noccioline al di là delle gabbie dev'essere
un omaggio alla tradizione, un ingrediente base della visita allo
zoo per cui, incuranti dei divieti e raramente sgridati da qualche
volenteroso guardiano, i zoofili romani lanciano noccioline spesso
e volentieri, manifestando tutto il disappunto se il mandrillo o
l'elefante non si lanciano al volo sull'inaspettato regalo.
Niente da fare, invece, per i rettili e gli alligatori. A questi
il cibo non si può lanciare, i primi sono sigillati nelle teche
all'interno del rettilario, i secondi sguazzano nel cemento all'interno
di un recinto completamente chiuso a temperatura modificata. Ma
anche loro non si muovono di un millimetro. Essendo uno spazio chiuso,
il caos è assordante: torme di famiglie con ragazzini urlanti si
aggirano davanti alle teche cercando di colpire il vetro, nonostante
i divieti leggibili praticamente dovunque, e cercare chissà quale
reazione nei serpenti.
Appena fuori ci sono le voliere riservate agli uccelli, ma non
si vede volare nessuno. Una piccola aquila reale si sposta ogni
tanto da un trespolo all'altro. Sa che non può muoversi più di
tanto e non si danna l'anima. Passando davanti ai recinti, almeno
qui niente cemento, di antilopi, tapiri, lama ed elefanti, viene
da pensare che sono animali abituati a muoversi ed arrampicarsi.
Ma dove possono andare? I recinti sono quelli che sono, un elefante
cerca di passare da un recinto a quello adiacente ma deve fermarsi
a causa dei bordi appuntiti del recinto, le antilopi non corrono
e passeggiano, le zebre cercano qualche pozza di fango per rotolarvicisi
e in effetti si rotolano ma è un gesto fatto a memoria, di fango
non c'è traccia.
Ma insomma, c'è un qualche cavolo di animale per il quale si può
dire va bene, questo è tenuto bene, non dovrebbe essere infelice?
Beh, le oche e i cigni nel neanche tanto piccolo stagno, non hanno
l'aria di chi se la passa male. Spruzzano, navigano, strillano.
Sembrano vivi.
Ah, anche i piccioni pare che si trovino a casa loro. E in effetti
lo sono. Perchè sono liberi.
I morti del bioparco
Due tapiri presi a sassate e percossi con una spranga. Uno mori`
subito, l'altro dovette subire un'eutanasia dal veterinario. Nella
travagliata gestione dei Bioparco è successo anche questo. Ma se
la morte dei tapiri è frutto di un pensiero e un'azione criminali,
molti altri animali sono morti negli ultimi anni.
Ecco l'elenco
Cervo nobile - m. il 12.6.1998 - L'animale viene
anestetizzato per via di un trasporto extra zoo, ma muore subito
dopo per insufficienza cardio-circolatoria. L'autopsia rivela l'esistenza
di un enfisema polmonare cronico e polmonite interstiziale.
Cammello batriano - m. 1.8.1998 - Sottoposto ad
anestesia per curare delle piaghe purulente sotto le gobbe che costituivano
una grave sofferenza per l'animale. Ma muore subito dopo. L'autopsia
rivela un enfisema interstiziale cronico, insufficienza epatica
grave da neoplasie diffuse, complicazioni polmonari da ciste idatidea.
Cobo dell'ellisse - m. 19.9.1998 - L'animale combatte
per una femmina in calore con un altro maschio rivale. Fugge dal
recinto sfondando un cancelletto fatiscente e pieno di ruggine.
Viene immobilizzato con anestetico da un veterinario diverso da
quello in servizio al parco e visitato. Non presentava danni, ma
il giorno dopo viene trovato morto. L'autopsia rivela diverse emorragie
interne.
Muflone - m. 21.9.1998 - Viene trovato morto incastrato
nel recinto. L'autopsia rivela la lussazione del collo. Si ritiene
che sia stato spaventato di notte da qualcosa che lo ha indotto
a fuggire disperatamente.
Leone - m. 30.4.1998 - Muore per eutanasia. L'animale
era affetto da carcinoma alla lingua e da grave insufficienza renale.
Otaria - m. 15.9.1998 - Causa della morte una
broncopolmonite acuta
Leopardo - m. 18.4.1998 - Muore per eutanasia.
Era da tempo paraplegico con conseguenti problemi di decubito. L'eutanasia
è stata definita "doverosa".
Cinghiale - Viene trovato morto annegato. Era
stato chiuso in una stanza-ricovero dei suo recinto in attesa di
un "imminente" trasporto. Cerca la fuga attraverso una
vasca dell'acqua e affoga. Il fatto che non si conosca la data della
morte è ampiamente significativo.
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