AL CIRCO NON TUTTI SI DIVERTONO!!!
Approfondimenti:
Documento:
Dossier LAV sui circhi (pdf)
Link: Circhi
e Animali (AgireOra)
Avete mai pensato a come vivono gli animali del circo? BOICOTTALO!
È giusto tenere un animale in prigione per tutta la vita?
Nel loro elemento naturale leoni ed elefanti vivono e si muovono sulle grandi distese africane. Quelli del circo arrivano a passare in gabbia o in zone confinate fino a 23 ore al giorno, viaggiano costantemente in tutte le situazioni atmosferiche ed in situazione di stress.
È giusto negare agli animali il loro comportamento naturale?
In libertà gli elefanti sono intelligenti, curiosi e con una forte struttura sociale; i leoni sono cacciatori che controllano un vasto territorio.
Nel circo tutto questo viene represso e conseguentemente si sviluppano comportamenti "neurotici" (come dondolamenti, gesti ripetitivi e "pacing").
È umano negare agli animali il giusto esercizio?
In natura gli elefanti camminano fino a 50 km al giorno per cercare acqua e cibo. Nel circo gli elefanti non hanno mai libertà di movimento, essendo chiusi in recinti (spesso elettrificati).
È giusto che la gente venga incoraggiata a ridere degli animali?
Originariamente il circo si basava esclusivamente sulle capacità degli esseri umani. Alcuni dei circhi più apprezzati ed a più alta redditività al mondo non fanno uso di animali (Cirque du Soleil, Circus Oz, the New Pickle Circus, e Cirque d'Hiver).
I circhi sono sicuri?
Il circo è un business pericoloso. Ogni anno molti animali muoiono o rimangono feriti, così come i loro addestratori.
Cambiare si può?
Le pubbliche amministrazioni dovrebbero avere il coraggio di disincentivare
queste pratiche crudeli nei confronti degli animali, un cambiamento
radicale è possibile come lo dimostra il Comune di Pioltello
(Milano)
Nei circhi, gli animali, oltre ad essere prigionieri come negli zoo
(spesso in condizioni ancora peggiori), sono costretti ad addestramenti
crudeli ed umilianti. Per un orso è naturale ballare o per
le foche giocare con un pallone? Per i grandi felini è naturale
saltare attraverso un cerchio infuocato, considerato anche il terrore
atavico degli animali per questo elemento? Obbiettivamente, crediamo
che non sia naturale!
Per stravolgere completamente l'istinto di un animale, è necessario
ricorrere alla violenza. Per far alzare alternativamente le zampe
ad un orso si utilizzano piastre e pungoli elettrici (nel passato
erano braci ardenti), per far "sorridere" un pony lo si
punge ripetutamente sul muso con uno spillone.
Liana Orfei, nota circense, spiega che "La
iena non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento
volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché
non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona,
nessuno le fa niente." E ancora, la signora Orfei afferma
che le foche "possono essere ammaestrate solo per fame
e non si possono picchiare perché la loro pelle, essendo bagnata,
è delicatissima. Ma con un pò di pesce ottieni quello
che vuoi". Anche per insegnare alle tigri a salire sugli
sgabelli, si usano la fame e le botte, continua la signora Orfei:
"...poi ricomincia la storia con la carne finché
la belva si rende conto che se va su riceve dieci-dodici pezzettini
di carne, se va giù la picchiano, e allora va su".
Alcuni circhi come gli australiani "Flyng Fruit", i canadesi
"Cirque du soleil", i francesi "Les Colporteurs",
gli americani "Minimus", hanno scelto di non utilizzare
più gli animali, valorizzando al meglio la bravura di giocolieri,
trapezisti, clown, comici, mimi, contorsionisti. Il circo senza animali
è la direzione da seguire, l'unica in sintonia con una società
che si autodefinisce civile.
:: Il CIRCO: esperienza educativa o esercizio
alla crudeltà?
“ Per decidere che è sbagliato tenere gli animali
nei circhi è sufficiente pensare al terrore che devono provare
quando sono catturati, il togliere loro la libertà, la possibilità
di muoversi, di fare parte di un branco.”
“ Durante l’addestramento gli animali vengono ‘addomesticati’
con scariche di corrente, per non parlare dei forconi e degli uncini
usati per far fermare gli elefanti: sulle gambe e su altre parti
molto più sensibili. I metodi crudeli vengono utilizzati
dall’addestratore proprio per far capire all’animale
chi è che comanda, cosa impossibile con un semplice ‘premio’
a fine esercizio.”
“ Non vado mai allo zoo perché non sopporto la
miserevole vista degli animali in cattività. Aborro l’esibizione
di animali ammaestrati. Quanta sofferenza e punizioni devono sopportare
quelle povere creature per dare pochi momenti di piacere a uomini
privi di ogni sensibilità.”
Sembrano frasi pronunciate da “intransigenti” animalisti
e invece appartengono rispettivamente a Milady Orfei, figlia di
Paolo (il primo degli Orfei a fondare un circo), a Paride Orfei
e, cambiando totalmente genere, ad Albert Schweitzer. Né
mancano numerosi altri esempi di lucide considerazioni sull’utilizzo
degli animali nei circhi di tutto il mondo.
A nessuno sfuggono difatti le motivazioni che possano indurre una
tigre a saltare attraverso un cerchio infuocato, essendo noto il
terrore che i felini provano per il fuoco. Così come l’elefante
che rischia la vita assumendo un’innaturale posizione a testa
in giù, con l’enorme peso dell’intestino che
grava sul cuore o ancora la simpatica scimmietta vestita da marinaretto
che “sorride” al proprio addestratore. Provateci voi
con la promessa di un delizioso bocconcino o di una carezza a fine
esercizio. Si tratta allora di particolari doti di coraggio o di
telepatia con gli animali da parte degli addestratori? Macché,
costoro adoperano i medesimi mezzi con cui non troppo tempo fa,
l’uomo bianco impose all’uomo nero di coltivare le proprie
piantagioni di cotone, strappandolo alla propria terra, sradicando
le sue radici, privandolo non solo della libertà ma anche
della dignità di essere senziente e della voglia di vivere.
Eppure quegli uomini vissero. Forse perché tutto sommato
non andava poi tanto male? No. Probabilmente perché esiste
un istinto di sopravvivenza che prevale sulla più misera
esistenza, perché esiste la speranza che l’incubo un
giorno finirà, perché il suicidio è una finezza
metafisica, intellettuale. Così l’uomo nero subì
ogni tipo di vessazione per paura della minaccia costante della
morte qualora non avesse soddisfatto le più ignobili pretese
del padrone. Così l’animale, essere senziente e quindi
capace di provare sensazioni quali la gioia, il dolore, la paura,
il terrore, la solitudine, l’angoscia del distacco, l’amore
per i propri cuccioli, accetta di indossare un’ insulsa bardatura
e di ballare una ancor più insulsa marcetta sotto applausi
scroscianti, urla scomposte, luci accecanti di riflettori, fruste
sibilanti. In quel momento sarà più forte il ricordo
della quiete della foresta, dell’appartenenza ad un gruppo
interrotta dal rapimento seguito all’uccisione dei genitori
(unico modo per catturare i piccoli) o delle torture subite durante
l’addestramento?
“La prima cosa che gli scimpanzé devono imparare è
che l’uomo è il padrone assoluto. Nessuno scimpanzé,
all’inizio sopporta di essere vestito, solo le punizioni lo
porteranno alla sottomissione e alla perfetta obbedienza. Quando
l’animale, al termine dell’esercizio, getta le braccia
al collo di chi lo ammaestra è come se dicesse: "Ho
fatto quello che volevi, per favore non mi castigare"
Parola di addestratore.
E se il babbuino osasse ribellarsi e mordere l’addestratore?
Il signor Munslow, ex dipendente di un grande circo internazionale,
ci spiega come risolsero la questione: strappandogli i denti con
una pinza, senza anestesia. Le urla di dolore e l’impossibilità
di mangiare durarono diversi giorni e la lezione servì perfettamente
allo scopo.
Il famoso “sorriso” che lo scimpanzé rivolge
all’addestratore, non è altro che una smorfia di ansia
e tensione. Parola di Desmond Morris, il più famoso etologo
vivente.
Si potrebbe continuare con numerosi, agghiaccianti, esempi. Basti
citare quello più lampante: la fretta impaziente con cui
gli animali escono dalla pista al termine del loro numero. Perfino
la prigionia delle loro minuscole celle è preferibile all’agonia
dello spettacolo. E durante le trasferte? Centinaia di chilometri
asserragliati in vagoni chiusi, senza né luce né acqua.
Questi viaggi non portano forse alla mente quelli analoghi causati,
non più di sessant’anni fa, dall’altrettanta
follia di una parte di uomini e dalla complice indifferenza di altri?
“La crudeltà sugli animali è il
tirocinio della crudeltà sugli uomini”
ammonisce Orazio.
Ed è a questo tirocinio che si vogliono introdurre gli studenti
delle scuole italiane?
E’ a tutti noto come i circhi che sfruttano gli animali si
garantiscano la sopravvivenza.
Non certo con i biglietti degli spettatori, dal momento che cresce
il rifiuto del pubblico di assistere a spettacoli frutto della tortura
e della sopraffazione nei confronti degli animali.
Campano grazie ai cospicui contributi statali (Fondo Unico per
lo Spettacolo, e si parla di molti miliardi), e grazie anche alla
collaborazione delle maggiori agenzie educative dello Stato: le
scuole, che danno ai circensi agio di distribuire agli studenti
(operazione della quale a volte si occupano direttamente i docenti
nelle classi) biglietti con la riduzione del costo. Tali strazianti
spettacoli, per colmo di indifferenza, ignoranza ed ipocrisia, vengono
quindi inseriti tra le attività extracurriculari, sebbene
si svolgano spesso in orario di lezione, sotto forma di “opportunità
educativa”. Perché non considerarle, a questo punto,
“educazione all’ambiente?”
Cosa può esserci di educativo in un’attività
basata sulla coercizione, sulla violenza, sulla privazione della
libertà e della dignità di un essere vivente? Cosa
dovrebbero imparare gli inconsapevoli alunni, che per ottenere qualunque
aberrante obiettivo, basta applicare la legge del più forte?
Che la schiavitù è contemplata dalla nostra società
quale fonte di divertimento? O vogliamo convincerli, con buona pace
di qualunque principio di onestà, che gli animali si divertono?
O che semplicemente in una società antropocentrica, anzi
“occidentalcentrica”, il parere ed il rispetto per chi
è diverso (per nazionalità, religione, razza, cultura
o specie) non conta nulla? A questo è deputata la scuola?
Pare di no.
In considerazione difatti, dell’enorme importanza che riveste
la tutela dell’ecosistema, in una società “globalizzante”
e indifferente ai danni perpetrati nei confronti di flora e fauna,
il Ministero dell’allora “Pubblica” Istruzione,
ha siglato con la LAV, principale associazione animalista in Italia,
riconosciuta Ente Morale e organizzazione Non Lucrativa di Pubblica
Utilità Sociale, un protocollo d’intesa (01/10/1999)
con lo scopo di “promuovere la diffusione e l’approfondimento
dei temi dell’educazione al rispetto di tutti gli esseri viventi
nelle scuole di ogni ordine e grado”, sottolineando come,
creare consapevolezza sui diritti, doveri e responsabilità
nei riguardi degli animali, costituisca una base formativa per un
corretto rapporto anche con gli umani. Oggi il Ministero dell’Istruzione
promuove l’attività circense nelle scuole. Prendiamo
atto della totale inversione di tendenza di questo governo riguardo
al rispetto per gli esseri più indifesi del pianeta (che
non hanno voce né mezzi per difendersi) a favore invece,
di quanti traggono profitto dal loro sfruttamento, maltrattamento,
dalla loro coercizione, strazio, morte.
La gente comincia a capire. A poco servono dunque le bugie dei
circensi circa le ottimali condizioni dei “loro” animali
o circa il fatto che vivano nelle loro gabbie da più generazioni:
un qualunque documentario super partes dimostra come sia difficilissimo
riuscire a indurre gli animali della foresta a riprodursi in stretta
cattività, ma anche quando fosse (e non è) l’istinto
alla libertà e ai grandi spazi è comunque innato ed
enorme resta la sofferenza per la loro negazione.
E pensare che uno dei più etici articoli del nostro Codice
Penale punisce chiunque adoperi gli animali in giochi o spettacoli
insostenibili per la loro natura o li detiene in condizioni incompatibili
con la loro natura, valutata secondo le loro caratteristiche etologiche,
prevedendo in caso di recidiva anche il ritiro della licenza o l’interdizione
dall’esercizio dell’attività. Come è possibile
che dall’osservanza dell’art.727 del codice penale (già
tanto ignorato) siano esonerati circhi e zoo? Che ricevano altresì
lauti finanziamenti statali?
Tanto più ora che uno dei più noti circensi
siede in Senato.
E’ indispensabile impedire l’utilizzo delle strutture
scolastiche per diffondere la cultura dello sfruttamento degli animali.
Sarebbe auspicabile che, così come già succede in
qualche provincia del territorio nazionale, gli assessori alla Pubblica
Istruzione e all’Ambiente e le Istituzioni preposte al settore
educazione, inviino circolari in tal senso a tutte le scuole del
Comune o della Provincia di pertinenza, con buona pace di qualche
impellicciatissima insegnante che ancora oggi, sensibilizzata sull’argomento,
esclama “ma è l’unico modo affinché i
ragazzi possano vedere da vicino le belve!” Ci permettiamo
ancora una volta di rispondere con una citazione, questa volta di
un noto medico e scrittore svedese, Axel Munte: “Se volete
rendervi conto di quale razza di barbari veramente noi siamo, dovete
soltanto entrare nella tenda di un serraglio ambulante. La crudele
bestia feroce non è dietro le sbarre, ma davanti!”
E aggiungiamo che è istruttivo osservare gli animali nei
contesti naturali, ottimamente rappresentati, a livello didattico,
dai sussidi audiovisivi, a meno di non voler maturare il convincimento
che sia naturale per un cavallo sorridere alle battute del domatore.
Fingendo magari di non accorgersi dello spillone con cui, abilmente
nascosti, gli si punge il muso.
Cosa chiediamo, in nome della “civiltà”, di
mettere sul lastrico un’intera categoria? Soprassedendo sulla
malafede dell’argomentazione a difesa della barbarie e ricordandoci
che con la stessa logica si muove guerra ad un popolo al solo fine
di soddisfare i biechi interessi di alcune “categorie”,
rispondiamo che un circo può sopravvivere con acrobati, giocolieri,
prestigiatori, clown, contorsionisti, e tutti gli altri artisti
umani che si dedicano a tale attività per loro libera scelta.
Sono state promosse dalla LAV e dal WWF, una proposta di legge
(n.2724 del 18/11/96) e un Disegno di Legge (n.1703 del 14/11/96)
miranti ad eliminare l’uso di animali negli spettacoli circensi.
Si ritiene che il circo possa e debba vivere basandosi sul lavoro
umano e non sullo sfruttamento di un qualsiasi animale imprigionato
e costretto a esibizioni innaturali.
Proposta e disegno di legge, così come articolati, non danneggiano
l’attività circense, ma ne valorizzano invece i contenuti
artistici e ne sostengono la crescita umana, economica, artistica
e morale. Mettendo fine all’immoralità della schiavitù
e dello sfruttamento.
E, tanto per non perdere il gusto della citazione:
“La grandezza di una nazione e il suo progresso
morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”.
Gli animalisti? No.
Mohandas K. Gandhi. Il Mahatma.
Prof.ssa Giovanna Lezzi
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