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RIFLESSIONI SU LINZEY
Approfondimenti:
Link:
Esiste un'etica per gli animali? (Luisella Battaglia)
Documento:
Anche gli animali piangono - Jeremy Rifkin (pdf)
Animalisti contro la guerra
Colpisci e terrorizza
Animali umani e non. Quelli non umani
hanno sentimenti e quindi meritano diritti (Jeremy Rifkin)
Animalismo per ragazzi
A volte ritornano
Animalia
Articolo:
i pensieri del moscerino
di Ivān Della Bella
Ritengo che il libro di Linzey “Teologia animale” sia
uno dei testi basilari del pensiero filosofico contemporaneo animalista,
al pari di “Liberazione animale” di Singer e di “I
diritti animali” di Regan. Tre testi che da prospettive diverse
e, per alcuni versi non sempre in accordo tra loro, sono indispensabili
alla formazione del pensiero critico di chi vuole affermare i diritti
degli animali non umani. Linzey, teologo docente al Mansfield College
di Oxford, ha tutte le credenziali necessarie a parlare di diritti
degli animali non umani dal punto di vista della Religione. Proprio
questa sua prospettiva teologica dei diritti è essenziale per
la formazione culturale dell’animalista contemporaneo, perché
permette di affermare a trecentosessanta gradi la validità
delle nostre tesi, non solo sul piano etico e filosofico, ma anche
su quello religioso, ci fornisce la possibilità di dire che
non è vero che nelle Sacre Scritture si conceda all’umano
un’indiscriminata possibilità di disporre del creato,
e più importante ancora Linzey enuncia tutto questo senza fare
ricorso all’antropocentrismo, insomma con Linzey l’antispecismo
copre tutti gli aspetti del pensiero.
Linzey evidenzia le diversità che ci sono tra l’animale
umano e l’animale non umano, ed è evidente che ce ne
siano, ma come ce ne sono tra cane e gatto per esempio. Nessun sostenitore
dei diritti degli animali si è mai sognato di affermare il
contrario, come nessun sostenitore dei diritti umani negherebbe l’evidenza
del colore della pelle tra uno svedese ed un nigeriano. Quello che
l’animalista, e tra questi ci metto a pieno titolo Linzey, sostiene,
è che nessuna diversità di pigmentazione o di villosità
della pelle, di numero di arti, di sesso e via dicendo può
causare diversità del valore che assegniamo a questo essere,
e produrre discriminazioni nei suoi confronti. Infatti noi sosteniamo
che un umano, un gatto ed un pesce per esempio, sono diversi, non
solo per struttura fisica, ma anche per esigenze. Ma quello che gridiamo
a gran voce è che nessuno di loro ha diritto ad una diversa
considerazione dei propri interessi. Gli interessi sono diversi, ma
la considerazione che dobbiamo loro deve essere la stessa.
Linzey afferma che l’animale umano ha il dovere di aiutare Dio
alla liberazione del creato, ma non ha mai affermato che questo gli
dia diritti di disporre sulle creature del creato.
Perchè Linzey assegna questo gravoso compito all’animale
umano e non agli altri? Quello che ci importa è appurare che
non lo fa per motivi specistici, e a mio giudizio, non lo fa per questi
motivi.
Fra tutti gli esseri viventi, a quanto ne so fino a questo momento,
solo l’umano ha la capacità di essere agente morale,
per cui a lui solo si può imputare la colpa di errati comportamenti
ed a lui solo si può chiedere di agire intenzionalmente a fin
di bene.
L’animale non umano non ha nessuna colpa perché non ha
la possibilità di agire intenzionalmente a danno di altri.
Quando ciò avviene è perché spinto da necessità
per lui vitali, quali possono essere la predazione o la competizione
per la riproduzione.
Linzey parla della nozione cristiana del valore morale della debolezza,
ma questo concetto nulla ha da spartire con l’antropocentrismo,
né con lo specismo. Facendo riferimento all’esempio di
Dio, che trasuda amore e rispetto per il creato e non si è
mai sognato di soggiogare alcuna creatura né di asservirla
ai suoi voleri (e questo non lo dico io, né è una affermazione
di Linzey, ma lo dicono le Sacre Scritture, e chi le ha travisate
deve avere il coraggio di accettare una discussione su questi argomenti
e dimostrare che non è così), così, per Linzey,
l’animale umano che ha la capacità di essere agente morale,
ha anche il dovere di seguire l’esempio ed il desiderio del
suo creatore e di non schiavizzare le creature non umane, ma semmai
farsi “servo di esse”.
Affermare questo non significa porre l’umano su un gradino più
alto, non significa fare una scelta sulla base della specie, quindi
è per questi motivi che sono convinto che Linzey non sia né
specista né antropocentrista.
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