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CONSUMO CRITICO - FAQ

Approfondimenti:
Link: Consumoconsapevole
Link: Viverevegan
Documento: Torturati per una scatoletta
Link: Alimentazionesostenibile.org
Link: ADUC (associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori)
Articolo: Consumo critico: suggerimenti ed informazioni utili
Articolo: Iniziativa "cibo per animali senza crudeltà"
Articolo: attenti a cosa regalate al vostro amico peloso
Link: Spronacoop, la coop non è chiara nell'etichettatura dei prodotti
Link: additivi alimentari
Link: Ebasta.org
Articolo: Torturati a morte per una scatoletta



CONSUMO CRITICO

Una guida per scegliere consapevolmente quali prodotti acquistare.
A cura di Antonella De Paola

Articolo: Consumo critico: suggerimenti ed informazioni utili
Articolo: Iniziativa "cibo per animali senza crudeltà"
Articolo: attenti a cosa regalate al vostro amico peloso
Articolo: Bellezza e crudeltà
Articolo: Prodotti cruelty free, liste positive, liste negative, additivi e molto altro
Articolo: Domande e risposte (FAQ), delucidazioni, modulo da inviare alle aziande
Documento: Piccolo Manuale del Consumatore Critico Animalista (pdf 400Kb)
Ricette per detersivi e cosmetici vegan fai-da-te (PDF 50 Kb)

Per domande, dubbi, chiarimenti o curiosità:

Info: stop_animalcruelty@yahoo.it

Link: Vuoi acquistare online prodotti di bellezza, per la cura del corpo e per la casa cruelty free (sito italiano)? --> La Bottega vegana
Link: Vuoi acquistare online prodotti di bellezza cruelty free (sito italiano)? --> Crueltyfree.it
Link: Vuoi acquistare online cibo e prodotti per cani e gatti cruelty free (sito italiano)? --> Zampaverde



SPIEGAZIONI E DOMANDE RICORRENTI



Cosa significa “cosmetico no-cruelty”?

Il cosmetico no-cruelty in senso assoluto non esiste. Tutti i cosmetici in commercio sono realizzati con ingredienti che sono stati testati su animali, in tempi recenti o in tempi remoti. La definizione è quindi necessariamente relativa e non ha senso parlare di guida no-cruelty se non si chiarisce il criterio adottato per stilarla.

Cronistoria delle definizioni “no-cruelty”

Nel 1976 entrò in vigore in tutta Europa la direttiva CEE 768 che stabilì che:

a) non è obbligatorio testare su animali i prodotti cosmetici FINITI
b) è obbligatorio testare su animali tutti i NUOVI ingredienti DI SINTESI (sono quindi esclusi quelli vegetali)

Il risultato di questa direttiva fu che:
a) le aziende cosmetiche europee che testavano i prodotti finiti smisero di farlo (perché non obbligatorio, inutile e costoso)
b) tutti gli ingredienti di sintesi di nuova formulazione (che di norma vengono realizzati da laboratori specializzati e poi venduti alle aziende cosmetiche) sono sicuramente testati su animali.

CONCLUSIONE: un prodotto può essere definito no-cruelty solo se è realizzato con ingredienti non testati su animali cosa che, in assoluto, non esiste.

Per individuare i prodotti “meno crudeli”, in un primo tempo si disse che un cosmetico è no-cruelty se contiene esclusivamente ingredienti realizzati prima del 1976 (cioè gli ingredienti della cosiddetta Positive List). Anche questa definizione è però relativa perché, se è vero che i test su animali per le materie prime furono resi obbligatori nel 1976, ciò non significa che prima di questa data essi fossero vietati nè che le grosse aziende del settore non li utilizzassero regolarmente.

Con il passare degli anni, comunque, le poche aziende cosmetiche che garantivano di utilizzare esclusivamente gli ingredienti della Positive List sono via via scomparse dal mercato per cui si rese necessario individuare nuovi criteri.

Nel 1998, le 35 associazioni animaliste che costituiscono la European Coalition to End Animal Experiments on Animals (in Italia rappresentata da LAV) pubblicò un elenco di aziende aderenti allo “Standard Internazionale”. Oltre a non testare i prodotti durante la fase della produzione, le aziende che fanno parte di questa lista si sono impegnate a non utilizzare ingredienti di sintesi realizzati dopo il 1 gennaio 1998. Seppure i prodotti di queste aziende contengono ovviamente ingredienti testati su animali in tempi precedenti, un impegno di questo genere comporta infatti un taglio completo e definitivo con il mondo della vivisezione.

Che criterio è stato adottato in questa lista?

Il criterio adottato è il COD (cut off date) ovverosia l'impegno, da parte dell¹azienda, a non acquistare ingredienti di sintesi di nuova formulazione a partire da un certo anno del passato (a scelta dell'azienda). Nel caso di autocertificazioni, per motivi prudenziali, sono state accreditate solo le aziende che hanno dichiarato un COD di almeno tre anni anteriore rispetto alla data della dichiarazione (ad esempio il 2001 se la dichiarazione viene fatta nel 2004). Nel caso invece il comportamento no-cruelty dell'azienda sia riconosciuto dalla certificazione ICEA-LAV (rilasciata dall'Istituto di Certificazione Eco-Ambientale AIAB, in collaborazione con LAV, Lega Antivivisezione), in considerazione delle verifiche periodiche che questa certificazione comporta, il COD può coincidere con la data stessa di sottoscrizione dell'impegno (ad esempio il 2005 se la certificazione viene rilasciata nel 2005).
Questo criterio flessibile permette di aggiornare la lista in continuazione e incentiva quindi le aziende che non si sono ancora impegnate in questo senso.

Per i detersivi valgono le stesse regole?

Sì. Il prodotto finito può non essere testato su animali (la legge non lo richiede) ma gli ingredienti di nuova formulazione devono essere sottoposti a questi test obbligatoriamente. L’unica differenza è che le materie prime di un detersivo sono molto più aggressive di quelle usate nei cosmetici per cui i test utilizzati in questo settore sono più numerosi e di peggior natura.
Anche in questo campo esistono aziende che si avvalgono prevalentemente di ingredienti vegetali e che, essendosi impegnate ad abbracciare un COD per quanto riguarda gli ingredienti chimici, possono essere definite “no-cruelty”. Oltre ai prodotti di queste aziende, si possono poi usare ingredienti “di base” (alcool denaturato, candeggina, ammoniaca, soda…) che, essendo già stati testati in un lontano passato, non devono essere sottoposti ad ulteriori verifiche.


DOMANDE RICORRENTI

Come mai in altre guide no-cruelty ci sono aziende che non figurano in questa guida?

L’inclusione in questa lista è subordinata al rilascio, da parte dell’azienda, di una dichiarazione scritta che ben chiarisca la natura no-cruelty degli ingredienti (non testati su animali da almeno tre anni). Nonostante siano state contattate ripetutamente, alcune aziende giudicate positive da altre guide non hanno fornito alcuna garanzia in questo senso oppure non hanno risposto affatto.
Altre aziende non risultano più attive sul mercato italiano oppure sono talmente difficili da reperire che non mi è stato neppure possibile rintracciarle su Internet.
La lista è comunque “aperta” a continui aggiornamenti. Le aziende che sono in grado di dichiarare un COD, devono semplicemente comunicarcelo.

Come mai Weleda, che dichiara di non utilizzare ingredienti testati su animali dopo il1985, non è inclusa nella lista?

Weleda è in effetti un’azienda cosmetica no-cruelty e come tale riconosciuta dalle associazioni animaliste di tutto il mondo. L’azienda produce una vasta gamma di articoli (creme, prodotti per bagno/doccia, deodoranti, saponi, dentifrici, prodotti per la barba e per l’igiene dei neonati, prodotti per l’igiene dei capelli e per la protezione solare), tutti prodotti con ingredienti vegetali di ottima qualità. L’azienda, però, produce anche farmaci, che devono essere testati su animali per legge; quindi chi acquista i cosmetici Weleda in ultima analisi sovvenziona un’azienda attiva nel mondo della vivisezione. Pur conscia del fatto che i farmaci sono talvolta indispensabili e che qualcheduno li deve pur produrre, non credo sia giusto arricchire un’azienda farmaceutica quando non strettamente necessario.

Sulle etichette dell’azienda *** c’è scritto “no-cruelty” ma l’azienda non è nella lista. Come mai?

Le diciture sulle etichette, inclusa la dicitura “no-cruelty” e/o il simbolo del coniglietto, si riferiscono di norma al prodotto finito e non agli ingredienti e quindi servono solo a creare confusione.
Aboca, Argiletz, Argital, Blueberry, Bottega Verde, Cosval, Ecor, Ecover, Gavarry, Herbalife, Just, L’Erbolario, Lacote, Lakshmi, Fratelli Carli, Montalto Natura, Planter’s, Società del Karitè, Specchiasol, Verdesativa… tanto per citare le aziende di erboristeria più diffuse, non hanno risposto alla mia richiesta di informazioni oppure non hanno potuto garantire un COD quindi, salvo prova contraria, non possono entrare a far parte di questa guida.

Detto ciò, è utile ricordare che le aziende di erboristeria (seria) fanno un uso di ingredienti DI SINTESI (testati su animali) molto limitato, in quanto i prodotti di erboristeria sono realizzati prevalentemente con ingredienti VEGETALI (non soggetti ad obbligo di test su animali). Dovendo scegliere tra un prodotto di profumeria o supermercato ed un prodotto di erboristeria, non ci sono dubbi che sia meglio dare la preferenza a quest’ultimo, anche quando questo non è garantito no-cruelty. Fate solo attenzione a scegliere prodotti realmente “naturali” e non prodotti che di naturale hanno solo il nome o la confezione (ad esempio un normale detersivo chimico arricchito con il “profumo” del sapone di Marsiglia).
Attenzione anche ai marchi di erboristeria in vendita in farmacia: non è da escludere che essi siano prodotti da aziende attive, oltre che nel settore cosmetico, anche in quello farmaceutico. Questo è il caso, ad esempio, di Docteur Nature.

Come mai Clarins è giudicata no-cruelty ma non figura in altre guide?

Per le aziende di grosse dimensioni, questa studio si è rifatto ai giudizi di studi analoghi condotti da altre associazioni animaliste o da riviste di consumo critico straniere. Clarins è dichiarata no-cruelty da Naturewatch Trust (un’associazione inglese; vedi www.naturewatch.org, Compassionate Shopping Guide). E’ pur vero però che secondo un’altra associazione inglese, la British Union for the Abolition of Vivisection, Clarins non ha un COD e si impegna semplicemente a minimizzare il suo apporto alla vivisezione utilizzando ingredienti di sintesi realizzati molto tempo fa (dieci o più anni prima della produzione).

Quali sono le aziende che hanno dichiarato di aver abbracciato un COD in tempi recentissimi e non sono quindi ancora incluse nella guida?

Fitocose e Solimè hanno dichiarato un COD 2003. Se manterranno le promesse, entreranno nella lista positiva

Qual è il punto della legge UE riguardo ai test per cosmetici?

Nel 1993 è stata approvata una legge UE che avrebbe dovuto introdurre il divieto di testare su animali i prodotti cosmetici, ingredienti inclusi, a partire dal 1998. Poiché ancor oggi non esistono tutti i test “alternativi” necessari, l’applicazione di questa legge avrebbe in pratica obbligato le aziende cosmetiche ad utilizzare esclusivamente gli ingredienti già esistenti sul mercato e, seppure ce ne siano già decine di migliaia, questa limitazione non era e non è tollerabile per l’industria del settore, sempre alla ricerca di formule nuove che giustifichino il lancio di nuovi prodotti. Questo contrasto di interessi avrebbe potuto essere in buona misura evitato se l’ECVAM, l’Istituto di Ricerca istituito appositamente per trovare metodi alternativi, avesse ricevuto adeguati incentivi economici e, soprattutto, se i test comunque messi a punto dagli scienziati di questo centro non fossero a tutt’oggi fermi in un cassetto, in attesa di una “validazione” da parte delle istituzioni…. Sta di fatto che gli interessi del mondo dell’industria hanno avuto la meglio e la legge non solo non è mai stata applicata ma nel 2003 è stata sostituita da una nuova legge che proroga i termini al 2009. Per tre test in particolare, la data slitta addirittura al 2013 o ad una data ancora successiva nel caso che, per quell’epoca, non siano stati trovati test alternativi adeguati.
L’unico piccolo progresso concreto raggiunto dal 1993 ad oggi è il bando dei test su animali relativamente ai prodotti FINITI che è entrato in vigore nel settembre 2004.
Malgrado l’apparenza, si tratta di una soddisfazione molto piccola giacché, non essendo obbligatori dal ‘76, nessuna azienda europea svolgeva da tempo test su animali per i prodotti finiti. L’ unico aspetto positivo di questa disposizione è che d’ora in poi l’etichetta di un prodotto cosmetico non potrà più affermare “prodotto finito non testato su animali” e quindi sarà un po’ più difficile ingannare i consumatori.

Quali sono le aziende che hanno dichiarato di aver abbracciato un COD in tempi recentissimi e non sono quindi ancora incluse nella guida?

Fitocose e Solimè hanno dichiarato un COD 2003. Se manterranno le promesse, entreranno nella lista positiva nel 2006.
W.S.Badger ha invece dichiarato un COD 2005 per cui, pur apprezzando la natura prevalentemente vegetale dei suoi prodotti è, per il momento, ancora lontana da un giudizio di piena positività.

Per ulteriori info, puoi scrivere a: stop_animalcruelty@yahoo.it


CONTRIBUISCI ANCHE TU ALLA RACCOLTA DI INFORMAZIONI

Spedisci una lettera o una e-mail alle aziende prodottrici di cosmetici o detersivi per chiedere loro delucidazioni sulle politiche aziendali in materia di no-cruelty.
Inviaci poi la loro risposta a: stop_animalcruelty@yahoo.it
Oppure a: info@oltrelaspecie.org

Lettera Tipo:

Spett.le Azienda,

Come probabilmente sapete, dal 1976 tutti gli ingredienti di sintesi di nuova formulazione sono soggetti a test su animali per obbligo di legge. L’unico modo per poter produrre un cosmetico/detersivo realmente no-cruelty è quindi quello di non acquistare ingredienti di sintesi di NUOVA formulazione e di utilizzare “esclusivamente” le decine di migliaia di materie prime già esistenti sul mercato.
Nel caso la Vostra Azienda abbia già abbracciato una politica no-cruelty o desideri/intenda abbracciarla per l’immediato futuro, Vi sarò grato se vorrete fornirmi informazioni al riguardo

Distinti saluti
(nome, cognome, indirizzo, email)