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LA STORIA DEL CERVO DI PARRACOMBE
(e la fine della caccia al cervo nel Regno Unito)


di Paolo Ricci

Stavo procedendo in un autobus verso Barnstable, città gaudente e ridente (quando non piove), situata sul fiume Taw, non lontana dalla costa e vicina a Exeter, nel Devon. Ero immerso nella lettura di alcuni giornali italiani, e con profonda vergogna, mi stavo inoltrando nelle vicissitudini della Cirami. Mentre assorbivo l'orrore, e con una certa goduria masochista, tutti gli sviluppi dell'aborto giuridico salva-Previti, le reazioni dei girotondi e le imprese dei grandi pianisti - statisti, un cervo, saltando una siepe, attraversò la strada, quasi finendo sotto le ruote dell'automezzo.

Era una bestia di regale bellezza e appariva disorientata tra le macchine che stavano bruscamente frenando. Le donne che sono generalmente più sensibili degli uomini e sicuramente più compassionevoli, si erano alzate in piedi e un grande "OHHHH" si era ripercosso tra le volte dell'autobus. L'autista che per poco non era svenuto, ripeteva, terreo, che era la prima volta che gli capitava un fatto del genere.
Un'arzilla vecchietta si era sollevata come una furia imprecando contro i cacciatori: "Those fucking hunters and their fucking dogs!" urlava. "Quei cacciatori fottuti e i loro cazzo di cani!".

Pochi giorni prima, durante l'apertura della caccia, William il figlio di Carlo e di Diana (che notoriamente detestava i massacri) era apparso alla testa di un manipolo di cacciatori per inaugurare la stagione sanguinaria. Mentre procedeva alla testa degli ardimentosi cavalieri, un fiume colmo di lordume stava investendo la casa reale. Un'onda anomala di spazzatura stava per abbattersi su Buckingham Palace con lo squallido racconto del valletto di Diana, Paul Burrell, e il resoconto edificante di stupri e violenze omosessuali nel palazzo.
(Ricordo, a proposito, che quando giocavo a calcio a Londra, il portiere della mia squadra, che era un valletto della regina, mi raccontava spesso che l'ambiente di lavoro era piacevole, anche se i salari erano minimi, ma che esisteva un autentico pericolo: se ti cadeva una sterlina per terra e non ti piegavi per raccoglierla alla maniera giusta, cioè flettendo le ginocchia, rischiavi di finire con un corpo estraneo nelle budella.)

Riprendendo la storia: i cani dei cacciatori avevano costretto il cervo a fuggire verso la strada, correre tra le macchine immobili, saltare oltre il recinto, e raggiungere la radura svanendo.
La vecchia signora continuava ad imprecare contro i cacciatori e continuava a nominare qualcosa che suonava come "catacombe". Che c'entrasse il cervo con le catacombe dei nostri santi martiri non riuscivo a capire.

Quando arrivammo a Barnstable, incuriosito, avvicinai la signora e le chiesi spiegazioni. L'anziana furia mi sciorinò, mentre camminavamo lungo l'High Street, la storia del cervo di Parracombe.
Mi disse: "Lei è straniero e non sa cosa questi delinquenti - riferendosi ai cacciatori - hanno combinato a Parracombe." Ascoltai con attenzione e la sera telefonai ad un'amica della lobby anti - caccia che mi spedì dei ritagli di giornale poi mi recai in biblioteca per fare una breve ricerca sul fatto.

Prima però lessi un articolo di giornale che descriveva un fatto avvenuto nel marzo del 1998 in un altro luogo: Tiverton. Il preside di una scuola, fuori di sé dalla rabbia, aveva denunciato che un cervo stremato e disperato, inseguito da 24 cani, si era rifugiato nella scuola della cittadina, la Kingsmead Community School. Il preside aveva inveito contro gli intrepidi cavalieri, questa volta motorizzati su Roll Royce, che si erano precipitati per terminare l'esistenza del cervo.

Gli era andata bene ai cacciatori, la scuola di Tiverton aveva 600 alunni, e se un fatto del genere fosse avvenuto davanti agli occhi dei piccoli avrebbe avuto ripercussioni inimmaginabili.
Il Cervo riuscì a fuggire e il preside pretese scuse ufficiali dal "Master" della "Deerhounds Association" che si precipitò a Tiverton spargendosi cenere sulla pelata e battendosi il petto con fragorosi "mea culpa". Un'autoflagellazione degna di Enrico II dopo lo scempio di Beckett a Canterbury. Bastasse questo!

Una volta in Toscana parlai con l'ex sindaco di una cittadina della Val Di Chiana che mi spiegò la differenza che passa tra cacciatori e "pidocchi". Mi disse: "So che lei detesta la caccia, però sappia che c'è una differenza tra il cacciatore che uccide una preda e smette di sparare e il massacratore, il "pidocchio" che uccide per il gusto di uccidere. Il "pidocchio" è il risultato della "proletarizzazione" della caccia." La logica della sinistra che fa le grandi battaglie per non permettere alle galline un minimo spazio vitale.

Ve la ricordate l'epica battaglia dei deputati dell'Ulivo per non permettere che le galline avessero un maggiore spazio vitale?
Bisognerebbe erigere un pilastro marmoreo in una piazza di Roma con i nomi dei grandi statisti ulivisti: Manzella, Carniti, Ruffolo e Manisco. Questi deputati condussero una battaglia epocale contro la liberalizzazione delle galline in favore di un' economia avanzata e globalizzata (e non pre-arcaica) che produce lo strazio di esseri viventi. Ve lo ricordate amici?
Bertinotti che difende le galline e Lucio Manisca che condanna l'anarchia del cortile capitalista?

Niente visioni pre-arcaiche, mi sembra giusto, progresso e ricchezza!
E la ricchezza ha prodotto anche in Inghilterra il "pidocchio motorizzato", la pop star miliardaria ed ignorante che apprezza la tradizione sparando ai cervi e facendoli dilaniare dai suoi cani le volpi.

Tradizione? Ma quale tradizione? Quella degli Juti? Quella degli Angli? Quella di Alfredo il Grande dell'Inghilterra sassone e pre - normanna? O quella di Guglielmo il Conquistatore? Quella di Edoardo il confessore? Quella di Cromwell o quella della Restaurazione di Carlo II?
Quale tradizione se la storia cambia e sconvolge tutto, e le tradizioni se le pappa, le digerisce e le defeca continuamente? La tradizione del mercato degli schiavi? Quella dei negrieri che trasportano africani nei loro vascelli mentre esaltano la libertà denunciando la tirannide napoleonica?
Quella degli stupri sodomiti, narrati da Burrell, da parte dei valletti di corte verso altri valletti?
Quale tradizione seguono Madonna e Vinnie Jones quando massacrano un cervo inerme, indifeso?
Tradizione? E non sta il governo laburista abolendo la Camera dei Lord, accaniti sostenitori della caccia? Non sta relegando quel residuo di nobiltà non eletta nella pattumiera della storia?
E se svanisce la Camera dei Lord, un pezzo significante di tradizione britannica, perché non può sparire la caccia?

L'ho spiegato in un'altra lettera: il 72% della popolazione inglese è contro la caccia e il 12% dei giovani è vegetariano. Milioni e milioni di giovani oscillano verso il vegetarismo.
Immaginate quello che sarebbe accaduto se i baldanzosi cavalieri motorizzati avessero eliminato il cervo davanti agli occhi di 600 alunni. Ma anche così la notizia riverberò nel Devon e nel Regno Unito e lasciò cicatrici profonde sulla pelle della potentissima lobby pro - caccia.
La stragrande maggioranza della popolazione si chiede come possa un essere umano uccidere un cervo.
Ricordo l'ammirata attenzione verso lo splendido esemplare che correva tra il bus e le macchine sulla via di Barnstable. C'erano donne che avevano gli occhi umidi per la visione di un tal splendido esempio di bellezza animale.

L'evento di Tiverton aveva irritato la popolazione del Regno Unito creando un profondo sentimento di disgusto, ma un anno dopo, il 31 marzo 1999, qualcosa di simile accadde anche a Parracombe - un piccolo centro, non lontano dalla splendida Lynmouth e molto vicino alla foresta di Exmouth - con una differenza: stavolta successe tutto davanti agli occhi dei bambini.

Immaginate la scena: sono le 15,30 e un cervo stremato, inseguito da cani latranti, si appoggia contro la vetrata della scuola di Parracombe, la Parochial Primary School, mentre alunni, tra i quattro e gli undici anni, presenti alle lezioni, assistono inorriditi allo spettacolo. Il cervo è terrorizzato ed esausto, i cani abbaiano, i bambini piangono, le maestre inveiscono, le madri dei piccoli urlano e bloccano con le loro auto le macchine dei cacciatori. Ci sono 55 bambini nella scuola e molti vedono l'orrore della bestia terrorizzata che cerca esausta di allontanare i suoi torturatori.
I piccoli vogliono aiutare il cervo, vogliono che corra libero e che ritorni nella foresta.
Urla, imprecazioni, pianti, grida isteriche, il cervo fugge, i cacciatori lo inseguono e lo massacrano in un "housing estate" tra un raggruppamento di case.
Ne nasce un finimondo. Una buriana di articoli su giornali locali e nazionali, una cornucopia di insulti si riversa sui "pidocchi" motorizzati. Una furia selvaggia erompe, c'è chi comincia a pensare seriamente che occorra confrontarsi violentemente con queste belve umanoidi.
I "Saboteurs" si agitano disordinatamente. Qualcuno comincia a gridare che è giunto il tempo di impallinare questi bastardi. Il Maestro della caccia ritorna con lo staffile: nuova autoflagellazione in grande stile cum cenere sulla pelata e fragoroso "mea culpa": "Signore mie, perdonateci, i maledetti "pidocchi"! La classe operaia motorizzata! E chi riesce più, signore care, a controllare questi bastardi che ci rovinano?" Grande profusione di scuse e pippate.

Nelle foto del Western Morning News del 31 marzo 1999 appaiono i volti sconsolati di donne incredule davanti all'orrore. Hanno un'espressione come per dire: ma com'è possibile un abominio del genere? Nel paese dove una defecazione non raccolta di un cane può costare 1500 euro sonanti, nel paese ove costruire una veranda di pochi metri quadrati richiede consultazioni popolari e referendum dei vicini, e dove l'abusivismo è cosa impensabile (paragonate questa prassi alle 4494 costruzioni abusive in Sicilia nel 2001), una minoranza declinante ed odiata si permette di traumatizzare i figli della maggioranza - che detesta la caccia - con atti vandalici di oscena violenza. Certo il secolo è quello che è: a Londra la polizia ha denunciato vendita di carne di bambini, leccornie per neo - cannibali: l'esaltazione di Hannibal Lecter sta dando i suoi sanguinolenti frutti.
Ormai si mangia di tutto: coccodrilli, ratti, scimmie, gorilla, cani, gatti; qualcosa di demoniaco si agita nel cranio devastato di molti umanoidi nel tempo della morte di Dio.
I sacrifici animali hanno ripreso alla grande: seguaci mentecatti di Lucifero hanno, nei giorni scorsi, torturato cavalli in Scozia, nel Galles, nel nord dell'Inghilterra. Infliggere strazio agli innocenti, ecco cosa chiede Belzebù! Oltre il bene e il male?
Nietzsche mal digerito come una pietanza condita con troppo aglio?
Ma che vadano a farsi fottere con le loro messe nere!

Nei cimiteri romani si trovano sempre più spesso gatti neri sacrificati o mutilati.
Satana richiede lo strazio d'inermi creature per trascendere la debolezza antinaturale della compassione: è lo stesso principio che motiva i cacciatori, ma senza ghirigori metafisici: loro massacrano per il puro gusto di massacrare.

L'altro giorno leggevo le dichiarazioni del priore di Bose, uno dei pochi prelati cattolici attenti al problema della sofferenza animale. Davanti ai fatti di San Giuliano e alla morte di piccoli innocenti il priore spiegava che bisogna abbandonare l'idea di un dio perverso che permette il male, poiché tutto avviene e si svolge nella profonda libertà che Jahvè ci ha concesso. E se crolla una scuola in testa ai bambini non è perché Dio l'abbia voluto ma è l'autonomia del mondo che lo permette.
In soldoni sonanti: libero arbitrio allo stato puro per gli eventi naturali e per le scelte dell'uomo. Un vago cenno all'abbandono dell'onnipotenza divina? Però!

Già l'uomo sceglie.
Ieri il "Guardian" un giornale all'avanguardia della lotta contro la caccia, ha pubblicato una foto memorabile in prima pagina. Nell'immagine colorata si vede una donna, molto bella, vestita di nero, su uno sfondo cupo che mostra una volpe scuoiata, tenendola per le zampe anteriori.
E' una foto raccapricciante per l'orrore che trasmette.
Il testo dice: "Ecco il resto della vostra pelliccia". Ricomincia la reazione all'orrore: Prada, Fendi, Gucci, Macdonald, Mc Queen hanno ricominciato ad utilizzare pelli di volpe per gli abiti delle donne dei ricchi.

Sophie Ellis Bextor, la cantante della foto - quindi un anti - Madonna cacciatrice (mi riferisco alla cantante e non a Maria Vergine) si erge, si staglia contro la conseguenza dell'orrido, violento pensare che trasforma la normalità insanguinata in "Haute couture". La filosofia di coloro che definiscono i difensori dei cervi e delle volpi - cioè noi - come un gruppo di fanatici che stanno minando una grande tradizione "con misere considerazioni sulla crudeltà, indegne delle leggi di una grande nazione".
Massacrare un cervo inerme davanti agli occhi dei bambini fa parte di una grande tradizione; come quella dei "servi della gleba" o quella degli africani venduti da negrieri cristiani, devotissimi, nel tempo dell'impero trionfante.

E mentre noi cincischiamo sul sesso degli angeli e non siamo in grado di costruire una grande lobby che ponga le basi per mettere fine, almeno parzialmente, allo strazio, gli inglesi, che non si perdono dietro disquisizioni e sottigliezze veganiane - vegetariane, stanno portando a termine un'epica impresa: l'abolizione della caccia nel primo stato nazionale. E lo stanno facendo attraverso una grande alleanza; superato l'ostacolo della Camera Dei Lord, l'animalismo britannico si sta inarcando sul manubrio per la volata finale, il traguardo è vicino. Entro il 2004 si potrebbe ottenere la completa abolizione della caccia nel Regno Unito.

Esistono nel Regno Unito tre correnti di pensiero.
La prima è quella del Governo laburista incline ad un compromesso che salverebbe parzialmente la caccia.
La seconda è quella dei deputati laburisti, pressati pesantemente dalla lobby anti - caccia, che chiedono l'abolizione totale.
La terza: è quella della Countryside Alliance, la lobby dei cacciatori, che, contemplando la futura storica sconfitta, tende ora a voler preservare rimasugli di carneficina: vale a dire una caccia limitata.

Ha momentaneamente prevalso la terza tesi: il governo ha "de facto" abolito la caccia al cervo e alle lepri. Una decisione che ha scontentato gli animalisti e parecchi deputati laburisti.
Il governo Blair sta cercando di trovare un compromesso che permetta di continuare la caccia alla volpe nei soli casi ove l'"utilità" risulti più importante della "crudeltà".

Va detto che il governo ha avviluppato qualsiasi richiesta di cacciare in una fitta rete di licenze, controlli, giudizi, appelli che, in effetti creano difficoltà insormontabili per i cacciatori.

Ma è sufficiente? Desisteranno a questo punto i 200 parlamentari che hanno firmato il documento per l'abolizione della caccia e che sono costantemente sotto la pressione della lobby anti -caccia?

Desisteranno considerando che nel 1997 il partito laburista ha vinto le elezioni con una maggioranza di deputati favorevoli all'abolizione della caccia?

Ne dubito fortemente.

Lo scenario che si svilupperà sarà probabilmente il seguente: i parlamentari contrari alla caccia emenderanno la proposta del ministro Michael. I Lord respingeranno gli emendamenti, e, a quel punto, i deputati chiederanno un atto parlamentare che trascenda la volontà della Camera dei Lord.

Intanto il supporto dei reali alla lobby pro - caccia ha lasciato i suoi segni.
Stupri violenti e ostentato sostegno ai massacri animali hanno fatto crollare il consenso intorno alla monarchia: nel 1987 i sudditi di Sua Maestà Britannica che sostenevano la monarchia erano il 77%, nel 1994 sono diventati il 70%, nel 1997 il 48%. Nel 2002 il consenso era nuovamente cresciuto ed aveva raggiunto il 59% per poi crollare, in questi giorni di Novembre 2002, al suo minimo storico il 43%, con il 31% del popolo apertamente ostile alla corona e un 26% che non si pronuncia.

Chi scrive, pur essendo vegetariano, pensa che i vegani abbiano ragione e che siano il sale della terra; pensa, in un senso, che Porfirio il discepolo di Plotino fosse nel giusto quando affermava che bisogna nutrirsi solo dei frutti e di quelle parti delle piante che non servono alla loro sussistenza (De Abstinentia IV- 20); o meglio ancora vivere come i profeti di Erewhon, di Samuel Butler, mangiando solo frutta e foglie di cavolo marce; ma la santità delle volte acceca, non solo non risolve le cose, ma le complica. E' necessario comprendere i tempi per limitare lo strazio: un attacco composito contro caccia, prima, e contro vivisezione, dopo, limiterebbe fortemente l'orrore.

Sono centinaia di milioni gli animali massacrati ogni anno dai cacciatori, dunque a chi può sfuggire che è necessaria una grande alleanza per mettere fine allo strazio?
Ogni anno solo nel Regno Unito 13.987 volpi venivano dilaniate con la partecipazione di 20.951 cacciatori e 453 lavoratori (si fa per dire) della caccia.

Quello che avviene in Italia è grottesco, è mostruoso: i massacri d'uccelli migratori nelle isole tirreniche, gli stermini dei tordi e delle allodole nelle isole Pelagie, gli eccidi del litorale Domitio, i massacri dei migratori nelle valli bresciane, nelle lagune venete, nella campagna romana, quello delle allodole del Tavoliere di Foggia, l'oscenità vergognosa dello stretto di Messina, una barbarie spaventosa che marchia inesorabilmente una nazione che permette simili scempi attraverso il consenso d'ottusi politici e del Presidente della Repubblica.

Milioni di uccelli migratori massacrati da assassini irresponsabili, mentre si disquisisce sul sesso degli angeli.
E' bene capirlo: siamo anche noi responsabili, a causa della nostra insipienza, di questo fiume di sangue.
Non è sufficiente solo evitare di mangiar carne, occorre creare una forza ampia, un largo consenso contro l'orrore, che sovrasti la lobby crollante dei cacciatori con tempra spavalda e fermezza politica.

Ed è forse tempo che i cultori del "cambiamento della coscienza prima dell'azione politica", le anime belle del chiacchiericcio teorico, compassionevole, eterno e inconcludente si facciano da parte.

La caccia al cervo almeno è in questa nazione, ove vivo, terminata.
Non è tutto ma è già qualcosa.
E l'abolizione totale della caccia verrà presto; ma questo, ripeto "ad nauseam" è stato ottenuto con una grande alleanza che ha increspato la superficie melmosa della palude politica.

Forse lo stremato cervo di Parracombe non è morto invano.

Paolo Ricci
www.lasaggezzadichirone.org